Festività e turni massacranti: quali diritti per gli operatori sanitari?

Il tema dei turni massacranti è ormai un ritornello per il nostro Ssn, ma tutti i medici e gli operatori sanitari sono a conoscenza dei loro diritti? Facciamo insieme il punto e vediamo quali i diritti e quali le tutele.

La questione è stata dibattuta, sviscerata e analizzata da diversi fronti e con diverse sfaccettature. Quello che faremo oggi sarà soltanto mettere a fuoco le situazioni borderline e capire come affrontarle nel caso in cui si presentassero.

Le ultime sentenze in merito

Con la sentenza n. 21562 del 3 settembre 2018 la Cassazione torna sul tema del diritto del lavoratore a potere organizzare il proprio tempo di vita.

In particolare, nella motivazione della sentenza in questione si legge: “(…) nei rapporti di lavoro, siano essi a tempo pieno o a tempo parziale, il tempo libero ha una sua specifica importanza (….) ne consegue che se è evidentemente consentito al datore di lavoro (…) organizzare l’attività in turni di servizio, ciò nonostante, pur in assenza di disposizioni specifiche di legge o di contratto, questi devono essere portati a conoscenza del lavoratore con un ragionevole anticipo così da consentire loro una programmazione del tempo di vita”.

Ciò significa che per il principio della buona fede nell’esecuzione del contratto e per dovere extracontrattuale del neminem laedere, tutti gli operatori sanitari non informati per tempo e adeguatamente rispetto ai turni lavorativi, hanno il diritto di essere risarciti dall’azienda sanitaria per cui lavorano e a causa della quale ne hanno avuto nocumento.

Tuttavia, per la Corte, non è possibile trarre una regola rigida nella misura prospettata dal ricorrente (comunicazione con non meno di quindici giorni di anticipo), non potendosi escludere la “necessità di adattare i turni lavorativi con un certo grado di elasticità”

Al tema della comunicazione turni si aggiunge la questione ferie non godute

Sono molte le pronunce su questa questione, ma tra le ultime annoveriamo una sentenza del Tribunale di Modena n. 788/2021 che ha riconosciuto a un dirigente medico alla fine del rapporto collaborativo con l’azienda, un indennizzo economico per le decine di giorni di ferie accumulate e non godute. Questa sentenza considerata in maniera esemplificativa ci aiuta a capire che presupposto imprescindibile è la cessazione del rapporto lavorativo e che per far valere il proprio diritto c’è tempo per dieci anni dalla cessazione del rapporto di lavoro.

Un’altra lettura dei medesimi diritti è stata data dal Tribunale di Cagliari che lo scorso 24 ottobre ha emesso un provvedimento per cui a ogni professionista sanitario sono state riconosciute somme che vanno da poco più di 3mila a oltre 11.500 euro. Una sentenza emessa sei anni dopo la presentazione del ricorso che lamentava il demansionamento di tutti gli infermieri costretti a vestirsi di ruoli non loro per non far collassare il sistema sanitario. In particolare, il tema si riferiva a infermieri vessati da turni massacranti, vittime di una voragine di personale che, così come in tutta Italia, porta questa professione a finire dritta nelle tenebre della mediocrità costretti a denunciare migliaia di ore di straordinari non pagati dall’azienda sanitaria locale.

Un’altra pronuncia denuncia i turni massacranti in corsia e il risarcimento in capo ad un’operatrice OSS pari a 4.400 euro per aver chiesto e ottenuto diritto al risarcimento del danno generato "dal disagio e dalla penosità della prestazione, dovuta ai turni di lavoro, che non consentivano un corretto recupero psicofisico".

Da qui poi l’allarme sociale evidenziato con scioperi, anche nelle RSA, per carenza di personale, con appello a evitare soluzione – tampone e pensare invece a soluzioni durature, fino al fenomeno della great resignation e alla fuga dei medici e ancora alle interminabili file ai pronto soccorso.

Insomma, la situazione è davvero a limite e riconosciamo che, soprattutto durante il periodo natalizio, tutto questo grava anche su medici e operatori sanitari costretti ai turni di lavoro. Bisogna considerare l’essenza della mission degli operatori sanitari, i quali devono però sempre tenere a mente che anche loro hanno dei diritti – oltre che dei doveri – e che questi vanno assolutamente tutelati!

Curiamo la sanità, anche grazie alle tue azioni in tutela del diritto al riposo

È tempo di curare la sanità, di dare segnali chiari al Sistema e di fare in modo di poter sopravvivere per riuscire a svolgere in maniera ottimale il mestiere scelto. È la Corte di Giustizia Europea a stabilire espressamente che gli Stati membri inadempienti hanno l’obbligo di risarcire i danni relativi al mancato recepimento della direttiva che ha sancito il diritto al riposo, concedendo al medico danneggiato “tempo libero aggiuntivo” oppure “un’indennità pecuniaria” adeguata.

Il riposo di un professionista sanitario è parte integrante del suo lavoro, in quanto un soggetto stressato e stanco corre rischi maggiori di incappare in errori professionali.

È per questo che nessun operatore sanitario può essere tenuto fuori dalle tutele previste relative ai riposi e ai tempi massimi di lavoro. Oltre alla direttiva europea che è stata recepita dall’Italia soltanto nel 2015, già prima vi erano chiari segnali che evidenziavano in maniera improrogabile il diritto al riposo dell’operatore sanitario. In particolare, la legge 133/2008, all’art. 41 stabilisce che: “Al personale delle aree dirigenziali degli Enti e delle Aziende del Servizio Sanitario Nazionale, in ragione della qualifica posseduta e delle necessità di conformare l’impegno di servizio al pieno esercizio della responsabilità propria dell’incarico dirigenziale affidato, non si applicano le disposizioni di cui agli articoli 4 e 7 del decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66. (…) La contrattazione collettiva definisce le modalità atte a garantire ai dirigenti condizioni di lavoro che consentano una protezione appropriata ed il pieno recupero delle energie psico-fisiche”. Nel 2014, con legge n. 161, l’Italia ha quindi predisposto un graduale sistema di adeguamento, teso ad imporre alle regioni di giungere ad un accordo con le parti sociali per disciplinare una riorganizzazione del lavoro di tutti i medici dipendenti pubblici e privati. Tuttavia, né le regioni né il SSN vengono a capo della questione per riuscire, oggi, a far avverare l’adeguamento alla direttiva.

E allora, tocca ai medici e al personale sanitario!


L’unico rimedio, dunque, pare essere quello di avviare tutte le pratiche per una tutela adeguata che sfocerà di certo nel risarcimento del danno.
 In particolare, si può richiedere quando il personale medico vittima di tale violazione è creditore nei confronti dello Stato per mancata attuazione della direttiva. L’azione serve ad ottenere il rimborso per le ore di lavoro in più non retribuite, nonché il risarcimento del danno non patrimoniale subito a causa della perdurante e colpevole inadempienza dello Stato. Ciascun medico potrà quindi verificare se è in possesso dei presupposti ed effettuare una richiesta di indennizzo/risarcimento per le ferie non godute negli ultimi dieci anni e tutte le azioni previste a tutela della sua sicurezza e salute.

Qualunque sia il tuo diritto leso, Consulcesi è pronto a portarlo nelle sedi opportune. Non rovinarti le festività natalizie, affidati al miglior team legale specializzato nella tutela del diritto del medico

Di: Redazione Consulcesi Club

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