L’istituzione della figura del biologo di comunità, uno per ogni comune italiano, darebbe vita ad una rete di sentinelle ecologiche. Ne è convinto Vincenzo D’Anna, presidente della Federazione degli Ordini regionali dei Biologi (Fnob) che, già durante la precedente legislatura, aveva avanzato la proposta di prevedere, obbligatoriamente, la presenza di questo professionista sanitario negli uffici comunali di tutte le città d’Italia.
L’inquinamento microscopico
“Oggi, protezione e tutela dell’ambiente nella filosofia “one health” sono entrate a pieno titolo nell’ambito delle tutele sanitarie”, commenta D’Anna. Sono sempre più numerose le evidenze scientifiche che dimostrano come il benessere psicofisico di ogni individuo sia strettamente correlato alla salubrità dell’ambiente in cui vive. Un essere umano, infatti, non potrà mai godere di buona salute se vive in un ambiente degradato e tossico. “Le medesime evidenze scientifiche ci dicono anche che l’inquinamento in cui siamo immersi non è di carattere macroscopico – sottolinea il biologo – ma microscopico: sono i metalli pesanti, le nanoparticelle, a mettere a rischio la nostra salute”.
Le competenze del biologo di comunità
È la poliedricità delle competenze riconosciute alla professione sanitaria del biologo a fare la differenza. Istituire la figura del biologo di comunità avrebbe il vantaggio di condensare numerosi incarichi in un unico professionista. Il biologo, grazie alla sua specifica formazione, è in grado di operare nei programmi di protezione, manutenzione e gestione del territorio, per la tutela e valorizzazione ambientale. Ancora, sa attestare il valore nutritivo di una dieta, si può occupare della sicurezza alimentare, di igiene e profilassi pubblica, della protezione della flora e della fauna, del controllo degli scarichi delle acque, delle emissioni atmosferiche e sonore, fino alla gestione del ciclo dei rifiuti., ha competenze in materia botanica e ambientale, sui corsi d’acqua molto altro. “In altre parole, l’amministrazione comunale potrà rispondere a molte esigenze della città e dei cittadini pagando un solo ed unico stipendio – dice il biologo -. Ad oggi queste mansioni, infatti, vengono affidate a consulenti esterni, gravando sulle casse comunali”.
Una rete di sentinelle ambientali
L’operato dei singoli biologi di comunità, uno o più per ogni comune a seconda della vastità del territorio e nel numero di abitanti, potrebbero dar vita ad un’azione corale formando una vera e propria rete di sentinelle ambientali, al pari della Protezione Civile. Con una differenza sostanziale e non trascurabile: “Se la Protezione Civile interviene dopo le calamità, la rete di biologi di comunità agirebbe in prevenzione depotenziando o evitando del tutto – conclude D’Anna – il verificarsi di veri e propri disastri naturali, nonché l’aumento di patologie correlate all’inquinamento ambientale tra gli esseri umani”.