L'intelligenza artificiale sta rivoluzionando numerosi settori, compresa la medicina, con implicazioni che vanno dalla diagnosi precoce alle terapie personalizzate. Tuttavia, l'Europa e l'Italia affrontano sfide significative per mantenere il passo con Paesi come gli Stati Uniti e la Cina, che investono massicciamente nella ricerca e nello sviluppo. Di questo e del ruolo etico e pratico dell'IA in ambito sanitario abbiamo parlato con il professor Victor Tambone, Ordinario di Medicina Legale al Campus Bio-Medico di Roma.
Intelligenza artificiale, qual è la posizione di Italia ed Europa nel mondo?
L’Italia e l’Europa come sono messe rispetto al resto del mondo nell’ambito dell’intelligenza artificiale, in generale e in sanità?
“L’Italia è da sempre un Paese caratterizzato da grande creatività e intelligenza. Nella nostra storia abbiamo sviluppato tecnologie di altissimo livello a uso generale. Tuttavia, oggi la ricerca di base nell’intelligenza artificiale è troppo poco sviluppata. Sempre più spesso ci limitiamo a essere semplici utilizzatori di prodotti di IA, che invece vengono maturati all’interno della ricerca scientifica di Stati Uniti e Cina. Devo dire che l’attacco recente negli Stati Uniti contro le università è stato, a mio parere, un errore, perché la ricerca di base si è sviluppata proprio grazie ai ricercatori universitari, sia in America sia in Cina. Dovremmo avere il coraggio di investire molto di più nella ricerca di base nell’IA, piuttosto che focalizzarci esclusivamente sulla regolamentazione dei prodotti già esistenti.”
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IA e medicina, le implicazioni etiche
Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale applicata alla medicina, quali sono le implicazioni etiche e il suo impatto sul rapporto con il paziente?
“A mio modo di vedere, l’IA è uno strumento rafforzativo: come tutte le tecnologie, potenzia le nostre capacità. È un supporto straordinario per migliorare la diagnostica, la terapia, la prognosi e il follow-up. Nel ragionamento clinico, l’IA non solo può, ma deve essere applicata costantemente a tutti i livelli. Probabilmente, se non utilizziamo gli strumenti migliori a nostra disposizione, stiamo commettendo una malpractice. Faccio un esempio molto semplice: durante la pandemia, l’impiego dell’intelligenza artificiale nell’imaging radiologico è stato fondamentale per una diagnosi precoce e, di conseguenza, per una terapia più efficace. Dal nostro punto di vista, l’impianto etico che seguiamo è quello dell’etica del lavoro ben fatto: per lavorare bene, è essenziale sfruttare al meglio l’intelligenza artificiale.”