In Italia, il percorso per diventare Medico di Medicina Generale (MMG) prevede un corso triennale di Formazione Specifica in Medicina Generale. L’accesso è regolato da un concorso pubblico regionale, aperto ai laureati in Medicina e Chirurgia che abbiano conseguito l’abilitazione professionale. A differenza delle specializzazioni universitarie, questo percorso non si colloca nell’ambito accademico ma è gestito e finanziato dalle Regioni, rappresentando una strada obbligatoria per esercitare come medico di famiglia nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
Il programma della formazione ha una durata di tre anni e combina lezioni teoriche con un’ampia parte pratica, grazie a tirocini in ospedali e ambulatori di medici di base. I contenuti del corso sono orientati alla gestione clinica primaria, alla prevenzione, e alla cura delle patologie croniche, con particolare attenzione alla continuità assistenziale. Questo approccio garantisce una preparazione specifica per rispondere alle esigenze dei pazienti nel contesto della medicina territoriale.
Al termine del percorso, viene rilasciato il Diploma di Formazione Specifica in Medicina Generale, indispensabile per operare come MMG nel SSN. Tuttavia, questo diploma non è equiparabile a una specializzazione universitaria, poiché non conferisce un titolo accademico. Nonostante ciò, i medici di famiglia possono partecipare a corsi di formazione ECM per sviluppare ulteriori competenze specialistiche, rafforzando il loro ruolo nella rete sanitaria nazionale.
La crisi di attrattività della Medicina Generale
Detto ciò, pare che la Medicina Generale stia perdendo attrattiva tra i giovani medici. Una delle ragioni principali è il trattamento economico poco competitivo: la borsa mensile per i corsisti è pari a circa la metà di quella prevista per gli specializzandi universitari. Questa disparità contribuisce a rendere la carriera di medico di base meno attraente rispetto ad altre specialità. Ulteriori ostacoli derivano dalle recenti modifiche normative. L’Accordo Nazionale per la Medicina Generale (ACN) 2019-2021 introduce dal 2025 l’obbligo di un monte orario settimanale per attività assegnate dall’Azienda Sanitaria, anche in orari notturni e festivi.
Proposte per salvare la professione
Negli ultimi tempi sono diverse le voci che chiedono che, per evitare che la Medicina Generale scompaia a causa della mancanza di ricambio generazionale, sia necessario trasformare questa formazione in una specialità universitaria al pari delle altre, con diritti retributivi e normativi equiparati agli altri percorsi di specializzazione. Inoltre, occorre correggere le criticità dell’ACN, come l’attività oraria aggiuntiva, rendendola volontaria per i medici prossimi alla pensione. Questi interventi non solo potrebbero migliorare le condizioni lavorative, ma anche restituire fascino a una professione fondamentale per il sistema sanitario.