Contenzioso dei medici specialisti 83/06: corretta interpretazione delle normative comunitarie e loro attuazione.

L’approfondimento dell’Avv. Tortorella patrocinante in Cassazione e Corti Europee.

Sommario

  1. L’inadempimento delle direttive e le sue conseguenze
  2. Le procedure d’infrazione in Italia
  3. I primi effetti delle osservazioni della Commissione europea

Importanti novità cominciano a vedersi sul tema dei medici specialisti 1983 – 2006 e sulla mancata attuazione delle direttive comunitarie in tema di borse di studio.

Non solo la Corte di Giustizia Europea nel procedimento C-590/20 ha deciso che anche i medici iscritti prima del 1982 hanno diritto alla adeguata remunerazione e, quindi, al risarcimento del danno, ma in tale procedimento la Commissione Europea, intervenuta quale rappresentante della Comunità Europea, ha anche preso posizione sulla questione del diritto alla rivalutazione e degli interessi in tema di liquidazione del danno.

L’inadempimento delle direttive e le sue conseguenze

In questa controversia il parere di una delle più importanti istituzioni europee riveste un’importanza fondamentale, perché la vicenda trae origine proprio dalla mancata attuazione di direttive comunitarie.

Le direttive per loro natura sono provvedimenti che vincolano lo Stato membro, ma non hanno un’efficacia diretta, perché impongono il raggiungimento di un obbiettivo senza delle formalità specifiche, indicando talvolta delle linee guida generali da seguire e, normalmente, un termine entro il quale tale obbiettivo debba essere raggiunto. Quindi, non possono produrre effetti per i cittadini, tranne nei casi che siano incondizionate e sufficientemente precise in modo da prevedere diritti immediatamente cogenti negli ordinamenti degli Stati membri.

Normalmente, quindi, è necessaria un’attività di recepimento effettuata attraverso un’apposita legge interna di trasposizione. Lo scopo alla base di questa procedura è sostanzialmente quello di permettere agli Stati che fanno parte dell’Unione Europea di avere una normativa comune che possa però essere plasmata sulle peculiarità interne di ciascuna nazione.

La scelta di lasciare allo Stato l’effettivo recepimento determina talvolta delle problematiche dovute alla mancata, ritardata o errata attuazione delle direttive. Quando si verificano queste casistiche lo stato inadempiente commette una violazione ai sensi dell’art. 258 TUFE e, se non è in grado di fornire spiegazioni soddisfacenti che giustifichino l’inadempienza e/o non vi pone rimedio, può essere sottoposto ad una procedura di infrazione a conclusione della quale la Corte di Giustizia UE può comminare una sanzione economica anche molto rilevante.

Le procedure d’infrazione in Italia

L’Italia si è spesso trovata in questa situazione ed attualmente è possibile verificare sul sito del Dipartimento delle politiche europee lo stato di tutte le procedure di infrazione a carico del nostro paese con i relativi risvolti economici. All’aggiornamento del 6 aprile 2022 le procedure ancora in corso risultavano essere 98 (62 per violazione del diritto dell'Unione e per mancato recepimento di direttive).

Giova ricordare in questa sede che la procedura di infrazione viene promossa proprio dalla Commissione europea perché uno dei principali compiti di questa istituzione è quello di vigilanza sull’applicazione del diritto dell’Unione. 

Nella fase inziale, cosiddetta precontenziosa, la Commissione invia una lettera di messa in mora nella quale invita lo Stato a presentare le proprie osservazioni sul tema e se queste non sono ritenute sufficienti procede con un parere motivato, successivamente al quale può decidere l’avvio della fase contenziosa innanzi alla Corte di Giustizia UE. 

Ecco, dunque, perché le interpretazioni che la Commissione ha fornito nel procedimento C590/20 in relazione alla questione degli specialisti se pure non vincolanti, non potevano non essere quanto meno valutate dalla Corte di Cassazione. Se l’istituzione preposta, tra le altre cose, a vigilare sulla violazione delle norme comunitarie nel corso di un giudizio in cui interviene come rappresentate dell’Unione europea, rileva in un documento ufficiale una discrepanza interpretativa da parte delle Corti nazionali, la Suprema Corte di Cassazione nel suo ruolo di garante della corretta ed uniforme interpretazione delle normative italiane, deve quanto meno valutare approfonditamente tali elementi, per evitare che le norme interne di recepimento vengano applicata in maniera errata. 

I primi effetti delle osservazioni della Commissione europea

Proprio alla luce di quanto suesposto, nei prossimi mesi sarà possibile conoscere le valutazioni della Corte di Cassazione in merito alla presa di posizione della Commissione europea, in particolar modo in relazione al fatto che la predetta Istituzione ha affermato che le norme comunitarie (art. 288 TFUE e art. 4 (3) TUE) si oppongono a una disposizione nazionale quale quella dell'articolo 11 comma 1, ultima frase della legge 370/99 secondo cui non si dà luogo al pagamento di interessi e di importi per rivalutazioni monetarie.

Il riconoscimento della rivalutazione e degli interessi compensativi comporterebbe un considerevole aumento degli importi sino ad ora liquidati dai Giudici italiani e, in alcuni casi, potrebbe triplicare le somme.

La Corte di Cassazione con due recenti ordinanze interlocutorie (del 21 marzo 2022 e del 20 aprile 2022) ha ritenuto opportuno rimettere sul ruolo due cause che erano in attesa di sentenza. Nel primo giudizio, in ragione del carattere di novità delle argomentazioni rispetto al precedente orientamento della Corte (pregiudizievole per i medici) in tema di decorrenza della prescrizione, definito tralatizio, ha ritenuto necessaria una rivalutazione della materia, con trattazione della causa alla pubblica udienza. Nel secondo giudizio, invece, atteso che la presa di posizione della Commissione europea, potrebbe avere rilevanza anche in relazione alle richieste di una maggiorazione delle borse di studio percepite dai medici iscritti dal 1993 in poi per i quali tale borsa non era stata aggiornata ed indicizzata, ha ritenuto opportuno un approfondimento in relazione a quanto affermato dalla Commissione europea e anche in questo caso ha optato per la trattazione della causa in un’udienza pubblica.

Siamo dunque ad un punto di svolta importante per il contenzioso degli specialisti, i prossimi mesi saranno cruciali per capire l’orientamento delle Corti e decidere come procedere con le azioni legali in corso, intanto, prendiamo atto che la Commissione europea ha di fatto confermato le tesi che da anni portiamo avanti dei giudizi dei medici specialisti.

Di: Redazione Consulcesi Club

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