Le microplastiche sono di solito inferiori ai cinque millimetri e si suddividono in primarie e secondarie. Le prime sono rilasciate direttamente nell’ambiente sotto forma di piccole particelle e derivano principalmente dal lavaggio di capi sintetici (35%), dall’abrasione degli pneumatici durante la guida (28%) e dai prodotti per la cura del corpo (2%). Quelle secondarie, invece, sono prodotte dalla degradazione degli oggetti di plastica più grandi, come buste di plastica, bottiglie o reti da pesca e rappresentano circa il 68-81% delle microplastiche presenti nell’oceano. Nel 2018 l’Europarlamento ha approvato una strategia contro questa forma di inquinamento che prevede l’aumento del riciclaggio dei rifiuti di plastica.
Il professore Vincenzo Belgiorno, ordinario di Ingegneria Sanitaria Ambientale all’Università di Salerno, presidente dell’Associazione Nazionale Ingegneria Sanitaria, direttore generale dell’Ente Idrico Campano e componente del Comitato tecnico scientifico SIMA, la Società Italiana di Medicina Ambientale, ne discute in questa intervista.