In un sistema sanitario ideale l’accesso alle cure dovrebbe essere un diritto garantito a tutti, ma per la comunità LGBTQIA+ permangono ostacoli e discriminazioni che rendono il percorso assistenziale spesso complesso e doloroso. Nell'intervista video, la dottoressa Sabrina Niutta, psicologa clinica, analizza come la mancanza di una formazione specifica del personale sanitario e l’uso di un linguaggio non sempre inclusivo incidano negativamente sull’esperienza sanitaria dei pazienti sotto forma di accesso alle cure, controlli specialistici e mancata prevenzione. Nonostante l’esistenza di linee guida volte a promuovere un approccio equo e rispettoso, infatti, nella pratica clinica quotidiana si riscontra ancora il mancato riconoscimento dell’identità di genere. Ad esempio, il gesto semplice, ma fondamentale, di chiamare una persona con il nome da lei scelto viene troppo spesso trascurato, generando disagio, stress e un clima di esclusione che può compromettere l’adesione alle cure. La dottoresa Niutta esorta i professionisti sanitari a riflettere sulle proprie pratiche e ad adottare un approccio empatico e inclusivo che tenga conto delle reali esigenze dei pazienti della comunità LGBTQIA+. Per trasformare questa consapevolezza in azioni concrete, risulta essenziale investire nella formazione specifica del personale sanitario.
A tal proposito, è stato ideato il corso ECM "Inclusione e Assistenza per la Comunità LGBTQIA+", disponibile sulla piattaforma Consulcesi Club, un percorso formativo di 12 ore erogato in modalità FAD che consente l’acquisizione di 10 crediti ECM. Attraverso moduli che approfondiscono il linguaggio inclusivo, l’analisi di casi reali e l’applicazione di pratiche di cura specifiche, la formazione si propone di colmare il divario tra teoria e pratica, contribuendo a ridurre le discriminazioni e a migliorare l’assistenza sanitaria per la comunità.