Le morti attribuite alla malattia di Alzheimer sono raddoppiate negli ultimi trent’anni, una tendenza destinata a crescere con l’invecchiamento della popolazione globale. Nonostante decenni di ricerca, mancano strategie definitive per trattare o prevenire la malattia. Studi recenti, tuttavia, hanno evidenziato un potenziale legame tra i cambiamenti funzionali nell’ippocampo – una regione cerebrale cruciale per la memoria spaziale e il processo cognitivo – e la diminuzione del rischio di Alzheimer. Questo suggerisce che alcune professioni, come quella dell’autista di ambulanza, che richiedono un intenso uso delle capacità di navigazione spaziale, potrebbero avere un ruolo nella riduzione della mortalità associata alla malattia.
Lo studio BMJ: navigazione spaziale e rischio di Alzheimer
Per indagare questa ipotesi, è stato condotto uno studio (pubblicato sul British Medical Journal) basato sui dati di mortalità negli Stati Uniti tra il 2020 e il 2022, con un focus sulle professioni che richiedono elevate capacità di navigazione in tempo reale, come tassisti e autisti di ambulanze. I ricercatori hanno confrontato la percentuale di decessi per Alzheimer tra queste categorie e altre professioni meno dipendenti dalla navigazione, come piloti di aerei, capitani di navi e conducenti di autobus. Le analisi statistiche, adeguate per età, sesso, etnia e livello di istruzione, hanno rivelato che i tassisti e gli autisti di ambulanze avevano il tasso più basso di mortalità per Alzheimer tra le 443 categorie occupazionali esaminate.
Gli autisti di ambulanza sono protetti dall’Alzheimer?
Dai risultati emerge che gli autisti di ambulanze hanno una percentuale di decessi per Alzheimer significativamente inferiore rispetto alla popolazione generale e ad altre professioni legate ai trasporti. Ad esempio, la mortalità per Alzheimer è risultata pari all’1,03% tra i tassisti e allo 0,91% tra gli autisti di ambulanza, contro l’1,69% della popolazione generale. Al contrario, categorie come piloti di aerei e capitani di navi, che si affidano maggiormente a rotte predefinite, hanno mostrato tassi di mortalità per Alzheimer più alti. Questa differenza sembra suggerire un ruolo protettivo legato alle richieste cognitive di navigazione spaziale.
Limiti dello studio e interpretazioni alternative
Nonostante la portata dello studio, i ricercatori avvertono che i risultati non dimostrano un rapporto causale tra le professioni di navigazione e la riduzione del rischio di Alzheimer. Fattori come la selezione naturale di individui con migliori capacità cognitive nelle professioni di guida o possibili errori diagnostici nelle certificazioni di morte potrebbero influenzare i dati. Inoltre, lo studio si basa sull’assunto che l’occupazione prevalente al momento della morte rifletta la carriera lavorativa dell’individuo, un fattore che potrebbe introdurre margini di errore nell’interpretazione dei risultati.
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Prospettive future e implicazioni
I risultati di questo studio aprono nuove prospettive di ricerca sul legame tra attività cognitive complesse e prevenzione dell’Alzheimer. Sebbene le conclusioni non siano definitive, esse suggeriscono che le professioni che richiedono abilità di navigazione spaziale potrebbero contribuire a proteggere la salute cerebrale. Studi futuri dovranno esplorare se esercizi cognitivi mirati o attività lavorative simili possano essere utilizzati come strumenti preventivi contro l’Alzheimer. Nell’attesa, il dibattito scientifico si arricchisce di un nuovo elemento che invita a riflettere sul ruolo delle professioni nella nostra salute cognitiva.