Amare senza perdersi: come riconoscere e affrontare i disturbi relazionali

Scopri come riconoscere i disturbi delle relazioni in un paziente e come intervenire, con l'intervista a uno psicoterapeuta esperto su segnali e strategie.

San Valentino è alle porte ed è l’occasione per riflettere sulle difficoltà nelle relazioni e su come affrontarle. I disturbi relazionali, infatti, influenzano profondamente la vita affettiva, portando a schemi ripetitivi di conflitto e insoddisfazione. Gli esperti, però, possono riconoscerne i segnali ed agire prontamente, aiutando i pazienti a costruire legami più sani e consapevoli.

Con Maria Cristina Gori, Psicologa – Psicoterapeuta e Specialista in neurologia, abbiamo esplorato i disturbi relazionali per comprendere perché molte relazioni, pur cambiando partner nel corso della vita, tendano a replicare schemi disfunzionali e a fallire. In questa video-intervista la dottoressa Gori ci guida alla scoperta dei segnali più comuni di un disturbo nelle relazioni, facendo presente che il problema spesso non risiede esclusivamente nel partner, ma nei modelli operativi interni che abbiamo sviluppato sin dall’infanzia.

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La specialista sottolinea come, spesso, la scelta del partner sia influenzata inconsciamente da esperienze familiari passate e modelli di attaccamento disfunzionali. Questo porta a ripetere relazioni simili, scegliendo persone con cui si ricreano gli stessi meccanismi, come dipendenza emotiva o evitamento, che finiscono per causare nuove rotture. Inoltre, secondo la psicoterapeuta, è essenziale distinguere le difficoltà momentanee, legate a stress come lutti, traslochi o crisi lavorative, dai problemi più profondi che compromettono l’equilibrio emotivo e affettivo del paziente.

Tra i segnali di un disturbo relazionale rientrano profonde insicurezze affettive, difficoltà a fidarsi, paure del rifiuto e dell’abbandono, fluttuazioni emotive improvvise e, in generale, una tendenza a dipendere eccessivamente dall’altro oppure, al contrario, a invadere lo spazio altrui. In questo contesto, la capacità di riconoscere queste manifestazioni diventa il primo passo verso il cambiamento. Per questo, la dottoressa sottolinea l’importanza dell’intervento specialistico quando il paziente stesso riconosce il disagio – perché, spesso, chi cerca aiuto non è il malato, ma un familiare preoccupato – e spiega come un percorso terapeutico possa spaziare da interventi individuali a terapie di coppia. Gli approcci variano dal metodo psicodinamico, che esplora l’origine dei problemi attraverso i modelli interni, a tecniche più focalizzate sulla consapevolezza emotiva e sulla ristrutturazione cognitiva, includendo anche pratiche di mindfulness interpersonale.

In ogni caso, il fulcro del percorso terapeutico resta la relazione stessa, che, pur attraversando delle rotture – parte naturale del processo di crescita – può diventare lo spazio in cui imparare a riparare, a rinnovarsi e a sviluppare una relazione in cui ciascun partner possa rimanere autenticamente sé stesso. “Come ci ricorda Jung, il grande amore è quello in cui due persone possono stare insieme senza perdersi”: secondo la psicoterapeuta Gori, raggiungere questo ideale significa saper riconoscere e trasformare le proprie difficoltà relazionali in opportunità di crescita personale e di rafforzamento del legame affettivo.

Di: Viviana Franzellitti, giornalista

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