Osteoporosi: l'educazione dei pazienti alla cura di sé

Cos’è l’osteoporosi, quali sono i fattori di rischio e in cosa consiste il self-care? Tutte le risposte in un corso FAD

Sommario

  1. Fattori di rischio e diagnosi dell'osteoporosi
  2. Prevenzione e gestione dell'osteoporosi
  3. Il self-care
  4. Il corso formativo

L'osteoporosi è una malattia che colpisce la struttura ossea, rendendola più fragile e suscettibile a fratture. Il termine "osteoporosi" si riferisce a una condizione in cui l'osso diventa poroso, caratterizzato da numerosi fori e passaggi che alterano la sua densità e resistenza. In condizioni normali, il tessuto osseo è composto da una componente organica, costituita da fibre connettivali e proteine, e da una componente minerale, principalmente formata da cristalli di calcio e fosfato. Esistono due varietà principali di osso: l'osso spugnoso, presente nelle estremità delle ossa lunghe e nelle ossa piatte, e l'osso compatto, che costituisce la parte superficiale delle ossa lunghe e brevi. Il rimodellamento osseo, un processo continuo di riassorbimento e formazione dell'osso, è regolato da diverse cellule e fattori ormonali, come il paratormone e la calcitonina, oltre a ormoni sessuali come gli estrogeni, che svolgono un ruolo protettivo, particolarmente nelle donne.

Fattori di rischio e diagnosi dell'osteoporosi

Come spiegato nel corso FAD “Self-care nell’osteoporosi: l’educazione dei pazienti alla cura di sé” (responsabili scientifiche: Ilaria Erba, professoressa a contratto presso UniCamillus, e Chiara Tedesco, dottoranda in Scienze infermieristiche e sanità pubblica presso Tor Vergata), presente sulla piattaforma Consulcesi Club (4,5 crediti ECM), l'osteoporosi è una malattia sistemica dello scheletro che comporta una riduzione della massa e densità ossea, in modo da compromettere la microarchitettura dell'osso e aumentare il rischio di fratture, anche in assenza di traumi significativi. La diagnosi si basa su esami specifici, come la densitometria ossea (DEXA), che misura la densità minerale ossea (BMD) e permette di classificare l'osso in base al grado di deviazione dalla normalità, secondo le linee guida dell'OMS. Si distinguono tre stadi principali: osso normale, osteopenia (deviazione standard tra -1 e -2,5), e osteoporosi conclamata (deviazione inferiore a -2,5), con l'osteoporosi severa che include anche la presenza di fratture da fragilità. La valutazione del rischio di frattura è cruciale per identificare i pazienti a rischio e guidare le decisioni terapeutiche, utilizzando strumenti come gli algoritmi FRAX e DeFRA, che stimano la probabilità di fratture nei successivi 10 anni.

Prevenzione e gestione dell'osteoporosi

La prevenzione e gestione dell'osteoporosi sono essenziali, dato che la malattia colpisce oltre 200 milioni di persone nel mondo, inclusi 25,5 milioni di donne e 6,5 milioni di uomini solo in Europa. In Italia, la prevalenza dell'osteoporosi è particolarmente elevata, anche a causa dell'alta aspettativa di vita. Esistono due principali categorie di osteoporosi: primaria, spesso idiopatica e comune nelle donne post-menopausa, e secondaria, che può derivare da malattie croniche o terapie prolungate, come l'uso di glucocorticoidi. I fattori di rischio per l'osteoporosi includono elementi non modificabili, come l'età e il sesso, e fattori modificabili, come il fumo e l'alcol. La consapevolezza di questi rischi e la realizzazione di screening regolari sono fondamentali per la prevenzione, soprattutto nelle donne dopo la menopausa, e per la gestione della malattia nei pazienti a rischio.

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Il self-care

La popolazione mondiale sta invecchiando rapidamente, un fenomeno che porta con sé sfide significative per i sistemi sanitari globali. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2022 si contavano circa 810 milioni di persone con un'età pari o superiore ai 65 anni, e si prevede che questo numero raggiungerà i 2 miliardi entro il 2050. L'invecchiamento comporta un aumento del rischio di sviluppare condizioni croniche, il che peggiora la salute generale e rende più complessa la gestione delle malattie. Le condizioni croniche non solo deteriorano la salute dei pazienti, ma hanno anche un impatto negativo sulla qualità della vita, aumentando la necessità di ricorrere ai servizi sanitari.

In questo contesto, il self-care diventa una componente fondamentale per il mantenimento della salute, soprattutto tra le persone affette da condizioni croniche. Il self-care è un processo che coinvolge pratiche di promozione della salute e gestione della malattia. Nato negli anni settanta, inizialmente il concetto era oggetto di dibattito: da un lato, veniva visto come una risorsa per ridurre la pressione sui sistemi sanitari, dall’altro, si temeva che potesse ritardare l'accesso a cure appropriate. Negli anni ottanta, il self-care ha cominciato a essere riconosciuto come una pratica essenziale per il benessere, e negli anni novanta è stato formalmente teorizzato da Dorothea Orem, che lo ha definito come la capacità di prendersi cura di sé e degli altri.

Barbara Riegel, nel 2012, ha ulteriormente sviluppato il concetto di self-care, distinguendolo in due categorie principali: il self-care generico e il self-care specifico per le malattie. Il primo si riferisce a comportamenti che tutti i pazienti con condizioni croniche dovrebbero adottare, come uno stile di vita sano, mentre il secondo riguarda azioni mirate per gestire specifici sintomi e mantenere la stabilità di una malattia. Riegel ha identificato tre dimensioni interconnesse del self-care: maintenance (mantenimento), monitoring (monitoraggio) e management (gestione). Queste dimensioni richiedono una partecipazione attiva del paziente, che deve saper riconoscere i segnali del proprio corpo, prendere decisioni informate e valutare l'efficacia delle azioni intraprese per mantenere la propria salute.

Infine, il self-care è influenzato da vari fattori, tra cui la motivazione, l'efficacia percepita e il supporto sociale. È essenziale che i pazienti sviluppino una consapevolezza riflessiva della loro condizione e delle azioni necessarie per gestirla. I professionisti sanitari svolgono un ruolo cruciale nell'aiutare i pazienti a sviluppare queste competenze, promuovendo un self-care che sia sufficiente e consapevole. In questo modo, i pazienti possono gestire autonomamente le loro condizioni croniche, riducendo la necessità di ricorrere a strutture sanitarie e migliorando la loro qualità della vita.

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Il corso formativo

Le responsabili scientifiche del corso Erba e Tedesco sono risultate vincitrici del “Premio Vincenzo Toscano. Trasformare la ricerca in conoscenza accessibile”, un'iniziativa del provider Sanità In-Formazione dedicata ai giovani professionisti sanitari (sotto i 35 anni) che si sono distinti nel campo della ricerca medica. Creato con l'obiettivo di valorizzare il talento emergente e promuovere la divulgazione scientifica nel settore sanitario, il premio offre al vincitore la possibilità di sviluppare un corso di formazione a distanza (FAD) basato sulla propria ricerca.

Il premio è stato istituito in memoria del Professore Vincenzo Toscano, figura di spicco nel mondo accademico e promotore del talento giovanile. Il corso “Self-care nell’osteoporosi: l’educazione dei pazienti alla cura di sé” nasce proprio in virtù della vittoria da parte delle responsabili scientifiche.

Di: Arnaldo Iodice, giornalista

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