Le paratiroidi hanno un ruolo centrale nel metabolismo calciofosforico. L’iperparatiroidismo primario è la causa endocrinologica più frequente di ipercalcemia. Il profilo epidemiologico è cambiato negli ultimi anni: da malattia rara fino agli anni Settanta-Ottanta, oggi si colloca al terzo posto tra le endocrinopatie più frequenti, dopo diabete e tireopatie.
Le tre forme di iperparatiroidismo
L'iperparatiroidismo è caratterizzato da un eccesso di ormone paratiroideo (paratormone – PTH) nel sangue. Il PTH viene prodotto dalle paratiroidi, quattro ghiandole poste dietro alla tiroide. Questo ormone ha un ruolo fondamentale nel mantenimento di normali livelli circolanti di calcio che agisce a livello delle ossa, dei reni e dell’intestino tenue. Il calcio controlla numerose funzioni, tra cui l’attività muscolare, la trasmissione degli impulsi nervosi, il mantenimento della qualità dell’osso.
L’iperparatiroidismo è una condizione provocata dall’aumentata secrezione di PTH da parte delle paratiroidi. Ne esistono tre forme:
- L’iperparatiroidismo primario e l’iperparatiroidismo terziario. Sono caratterizzati da ipersecrezione inappropriata di PTH in presenza di valori elevati di calcemia. Di recente identificazione è il cosiddetto iperparatiroidismo primitivo normocalcemico che si caratterizza per la presenza di elevati livelli di PTH associati a normali livelli di calcio e adeguati livelli di 25 OH vitamina D;
- L’iperparatiroidismo secondario: si caratterizza per un incremento della secrezione di PTH in risposta a una carenza relativa di calcio e di vitamina D. In questi casi il PTH è elevato mentre la calcemia è nella norma o raramente ridotta.
Quali sono le cause dell'iperparatiroidismo?
L’iperparatiroidismo primario è causato, spesso, da un tumore benigno (adenoma) che interessa una delle paratiroidi;
L’iperparatiroidismo secondario è causato da condizioni come: deficit di vitamina D, insufficienza renale e sindrome da malassorbimento;
L’iperparatiroidismo terziario è, di solito, un’evoluzione di iperparatiroidismo secondario in pazienti con insufficienza renale cronica. In questi casi, c’è un aumento di dimensioni delle paratiroidi complementare alla mancanza di capacità di autoregolazione della secrezione di PTH basata sulla calcemia.
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Quali sono i segnali dell'iperparatiroidismo?
I sintomi e le complicanze dell'iperparatiroidismo primario sono:
- fragilità scheletrica con fratture (vertebre, polsi e femore);
- calcolosi renale, coliche renali e possibile insufficienza renale;
- dolori addominali e articolari:
- stanchezza, disturbi dell'umore, difficoltà di concentrazione, scarsa memoria;
- iperacidità gastrica, dispepsia, pirosi;
- nausea, vomito e perdita dell'appetito.
Come prevenire l'iperparatiroidismo? L’importanza della fosforemia
Non esiste prevenzione per l’iperparatiroidismo primario a differenza di quello secondario a carenza di vitamina D. Si può, infatti, prevenire con la giusta quantità di questa vitamina in combinazione con il calcio, con l’alimentazione e tenendo sotto controllo i valori della fosforemia. L’iperfosforemia, nell’iperparatiroidismo secondario a insufficienza renale cronica, è spesso la principale causa di insuccesso terapeutico con la supplementazione di vitamina D e calcio.
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Come si effettua la diagnosi?
Il sospetto clinico di iperparatiroidismo primario va confermato con il dosaggio nel sangue di: PTH, calcio, fosfato e 25OH-vitaminaD.
Per poi eseguire la determinazione della calciuria e della fosfaturia nelle urine del corso delle 24 ore.
Nel caso di un iperparatiroidismo primario lo specialista endocrinologo procederà con:
- densitometria ossea, per valutare la densità minerale (grado di mineralizzazione) delle ossa;
- radiografia del rachide per la ricerca delle fratture vertebrali;
- ecografia addominale, per la ricerca di calcoli renali;
- ecografia del collo, per la ricerca di paratiroidi patologiche;
- scintigrafia delle paratiroidi con un radiofarmaco per la valutazione della forma e della funzione delle ghiandole paratiroidi.
Le terapie
Per l’iperparatiroidismo primario o terziario, endocrinologi e nefrologi suggeriscono l’intervento chirurgico in presenza di elevati livelli di calcio o nei pazienti con complicanze quali osteoporosi, calcoli renali o insufficienza renale. L’otorinolaringoiatra, specialista della chirurgia della testa e del collo, esegue l’intervento di paratiroidectomia (asportazione chirurgica di una o più paratiroidi).
Se il paziente non è adatto all’intervento è possibile utilizzare:
- Farmaci calciomimetici, che aumentano la sensibilità della paratiroide nei confronti del calcio extracellulare e riducono la secrezione PTH e i livelli di calcemia;
- Bifosfonati o denosumab (in pazienti con funzionalità renale ridotta), che aiutano a prevenire la perdita di calcio nelle ossa e riducono la calcemia.
Come abbiamo visto, per ciò che riguarda l’iperparatiroidismo secondario, la terapia prevede la correzione della condizione di base che lo determina, ossia la carenza di vitamina D e la normalizzazione dei valori di fosforo.
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