Problemi di cuore: l’inquinamento dell’aria pesa sempre di più

In occasione della Giornata Mondiale del Cuore 2023, un’analisi delle più recenti ricerche mostra il preoccupante impatto dell’inquinamento dell’aria sull’insorgenza di malattie cardiovascolari, morte e disabilità legate a queste

Sommario

  1. La Giornata Mondiale del Cuore 2023
  2. Le novità in materia di prevenzione delle malattie cardiovascolari
  3. Le cause delle malattie cardiovascolari
  4. Decessi prematuri per malattie cardiovascolari da inquinamento atmosferico
  5. Il peso del PM sulle malattie cardiovascolari a livello mondiale
  6. Il piano europeo per combattere l’inquinamento atmosferico

Le malattie cardiovascolari – gruppo di patologie di cui fanno parte le malattie ischemiche del cuore, come l’infarto acuto del miocardio e l’angina pectoris, e le malattie cerebrovascolari, come l’ictus ischemico ed emorragico – rappresentano le principali cause di morbosità, invalidità e mortalità in Italia, così come negli altri Paesi Ue.

Basti pensare che, stando a un recente report dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA), Beating cardiovascular disease – the role of Europe’s environment(Sconfiggere le malattie cardiovascolari – il ruolo dell’ambiente in Europa), a livello europeo ogni anno vengono diagnosticati più di 6 milioni di nuovi casi e oltre 1,7 milioni di persone muoiono per malattie del sistema circolatorio, che rappresentano circa il 37% di tutti i decessi.

La Giornata Mondiale del Cuore 2023

Con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione sull’importanza della prevenzione delle malattie cardiovascolari, riducendo in particolare l’inquinamento atmosferico e tutti i fattori di rischio cardiovascolari modificabili, ogni anno il 29 settembre si celebra la Giornata Mondiale del Cuore (World Heart Day). Con il tema “Use Heart, Know Heart” la campagna 2023 ritorna sull’importanza di comprendere e prendersi cura dei nostri cuori sottolineando la necessità di consapevolezza e passi proattivi sia dal punto di vista fisico che emotivo.

Come ribadito dai promotori della Giornata internazionale, la World Heart Foundation, è fondamentale conoscere i fattori di rischio, riconoscere i campanelli d’allarme e fare check-up regolari.

Centinaia le iniziative organizzate anche in Italia ogni anno per contribuire ad aumentare la consapevolezza sulle malattie cardiovascolari tra screening e visite gratuite, manifestazioni per diffondere corretti stili di vita e sensibilizzare, la popolazione come le istituzioni, sul peso dei rischi legati all’inquinamento ambientale.

Le novità in materia di prevenzione delle malattie cardiovascolari

Come ha precedentemente ricordato anche Leonardo Calò, cardiologo e dirigente di I livello in Cardiologia presso il Policlinico Casilino di Roma nonché responsabile scientifico del corso Consulcesi “Al cuore della prevenzione. Le novità in materia di prevenzione cardiovascolare”, per contrastare le patologie cardiovascolari è fondamentale il ruolo dei professionisti della salute nel diffondere e favorire tra la popolazione corretti stili di vita fin dalla giovane età “ed ove necessario occorre avere conoscenza sul corretto utilizzo di farmaci finalizzati al trattamento degli stessi fattori di rischio di patologie cardiovascolari”.

Per venire incontro al bisogno di camici bianchi di un puntuale aggiornamento in materia, il corso Consulcesi in formato di video-lezioni (7.0 ECM) esplora le più rilevanti novità, spaziando dall’alimentazione all’inquinamento atmosferico e acustico, fino ai nuovi trattamenti e alla prevenzione secondaria correlata a patologie come diabete e colesterolo.

Per orientarsi meglio nell’ambito della gestione clinica e delle terapie farmacologiche per pazienti cardiologici, è invece disponibile il corso di formazione “Pillole di Farmacoterapia in cardiologia”. Il corso, da 12.0 crediti ECM, approfondisce in particolare la gestione della cardiopatia ischemica acuta e cronica e della sindrome coronarica acuta, oltre a fornire news sull’acido bempedoico e l’inclisiran, ma non solo.

All’approfondimento dei disturbi dell’apparato cardiovascolare è dedicato invece il corso di formazione “Le cardiomiopatie ipertrofiche e aritmogene” (13.5 crediti ECM). Questo, suddiviso in quattro parti (Cardiomiopatie ipertrofica sarcomerica, Cardiomiopatia ipertrofica non sarcomerica, Cardiomiopatie aritmogene e Left Scar), si prefigge di aiutare il discente ad aggiornarsi sui criteri per una corretta diagnosi e diagnosi differenziale, per una corretta stratificazione del rischio e trattamento farmacologico e no, di queste cardiomiopatie.

Nell’ampio catalogo Consulcesi sono disponibili tanti altri corsi multimediali dedicati alle malattie cardiovascolari: dalla diagnosi e al ruolo delle analisi di laboratorio, al percorso tecnico-assistenziale del paziente con SCA, fino alla gestione delle emergenze cardiovascolari in gravidanza, per citare alcune delle molteplici tematiche.

Le cause delle malattie cardiovascolari

Sebbene infatti tra le cause delle malattie cardiovascolari (CVD, cardiovascular disease) ci siano fattori immodificabili come età, etnia, sesso e familiarità, a gravare sull’insorgenza di queste patologie sono sempre di più fattori modificabili legati a comportamenti e stili di vita (tra cui fumo, alcol, scorretta alimentazione e sedentarietà) e rischi ambientali, primo fra tutti l’inquinamento atmosferico. A quest’ultimo in particolare, sono associati il 18% dei decessi per malattie cardiovascolari in Europa (sebbene come riportato dall’AEA tale percentuale rappresenta una sottostima) mentre molteplici studi confermano le malattie cardiache e l’ictus quali cause più comuni di morti prevenibili attribuibili all’esposizione all’inquinamento atmosferico, seguite da malattie polmonari e cancro del polmone.

Decessi prematuri per malattie cardiovascolari da inquinamento atmosferico

Secondo gli ultimi dati raccolti dall’AEA nel rapporto “Health impacts of air pollution in Europe, 2022” e relativo al 2020, in Europa si sono registrate 310.474 morti premature per l’inquinamento atmosferico, di queste 237.810 sono attribuibili al particolato fine (PM2.5), 48.555 al biossido di azoto (NO2) e 23.109 all’ozono. In Italia nello stesso anno si sono invece registrati 68.538 decessi, di cui 52.303 per PM2.5, 11.158 per NO2 e 5.077 attribuibili all’ozono. In questo contesto appare chiaro che, come concludono anche dall’Agenzia ambientale, ridurre i rischi ambientali è fondamentale per ridurre il carico delle malattie cardiovascolari in Europa.

Il peso del PM sulle malattie cardiovascolari a livello mondiale

“L’impatto dell’inquinamento atmosferico da particolato su morte e disabilità è in aumento”, secondo una delle più ampie ricerche pubblicata ad agosto 2023 sul Journal of the American Heart Association. Ricerche precedenti hanno stabilito l’associazione tra l’inquinamento da particolato (PM) e morte e disabilità legati alle malattie cardiovascolari. Tuttavia, permanevano interrogativi circa l’impatto a livello mondiale di questo tipo di inquinamento e informazioni su come andamento nel tempo.

“Ci siamo concentrati sull’analisi dell’impatto a livello globale perché l’inquinamento da particolato è un fattore di rischio ambientale che colpisce tutte le popolazioni in tutto il mondo, con l’obiettivo di comprendere il suo impatto sulla salute cardiovascolare e aiutare a guidare gli interventi di salute pubblica e le decisioni politiche,” ha dichiarato infatti Farshad Farzadfar, M.D., M.P.H., D.Sc., tra gli autori dello studio e professore di medicina nel centro di ricerca sulle malattie non trasmissibili dell’Endocrinologia e Metabolism Research Institute presso l’Università di Scienze Mediche di Teheran in Iran.

I ricercatori hanno analizzato l’inquinamento da PM come un fattore di rischio per morte e disabilità utilizzando dati da 204 paesi raccolti tra il 1990 e il 2019 nello studio “Global Burden of Disease (GBD)”.

L’analisi ha rilevato che:

  • Il numero totale di morti premature e anni di disabilità da malattie cardiovascolari attribuibili all’inquinamento atmosferico da PM è salito da 2,6 milioni nel 1990 a 3,5 milioni nel 2019, un aumento del 31% a livello mondiale.
  • L’aumento dei decessi complessivi non era distribuito in modo uniforme, con un aumento del 43% tra gli uomini rispetto a un aumento del 28,2% tra le donne.
  • Tra il 1990 e il 2019, c’è stata una diminuzione del 36,7% nelle morti premature standardizzate per età attribuite all’inquinamento da PM – il che significa che meno persone sono morte per malattie cardiovascolari mentre le persone vivono più a lungo con disabilità.
  • Le regioni con condizioni socioeconomiche più elevate hanno avuto il più basso numero di anni di vita persi a causa di malattie cardiovascolari attribuite all’inquinamento da PM, ma anche il più alto numero di anni vissuti con disabilità. L’opposto è avvenuto nelle regioni con condizioni socioeconomiche più basse, con più vite perse e meno anni vissuti con disabilità.
  • Tra il 1990 e il 2019, i cambiamenti nell’impatto cardiovascolare dell’inquinamento da PM differivano tra uomini e donne. In particolare, l’aumento della disabilità e dei decessi dovuti all’inquinamento atmosferico da PM outdoor è stato più elevato negli uomini che nelle donne, mentre il calo della disabilità e della morte per PM domestico (o indoor) è stato inferiore nelle donne rispetto agli uomini.

Il piano europeo per combattere l’inquinamento atmosferico

Nell’ambito del piano d’azione stabilito con il Green Deal, la Commissione europea ha fissato, tra gli altri, l’obiettivo di ridurre il numero di morti premature causate dal PM2,5 di almeno il 55% entro il 2030, rispetto al 2005.

Per favorire il raggiungimento dei gol stabiliti nel Green Deal e allineare gli standard di qualità dell’aria alle ultime raccomandazioni dell’OMS, la Commissione europea ha avviato una revisione delle direttive sulla qualità dell’aria che ha di recente avuto il via libera da parte del Parlamento Ue ed è pronto ora a passare al vaglio del Consiglio. Con 363 voti a favore, 226 contro e 46 astensioni l’Eurocamera, mercoledì 13 settembre 2023, ha infatti dato la sua approvazione ai limiti più stringenti sulla qualità dell’aria proposti nella nuova direttiva, posticipando però l’adozione dei valori limite di cinque anni, quindi al 2035.

Di: Fabiola Zaccardelli

Argomenti correlati