Virus West Nile, cosa ne pensano gli esperti: “Fare attenzione ma evitare terrorismo”

"Nel 2017-2018, quando facevo il primario a Udine, ho avuto moltissimi casi di forme di malattia da West Nile, virus del Nilo Occidentale. Dobbiamo dire che nella stragrande maggioranza dei casi è un'infezione che si autolimita. È un virus che è arrivato da noi ormai da parecchi anni. Sicuramente bisognerebbe investire maggiormente per la disinfestazione delle zanzare e per i controlli. Oggi ormai questo è un rischio presente. Peraltro, ci sono stati centinaia di casi negli anni 2017 e 2018 e nessuno ne aveva parlato. Evitiamo quindi di fare anche qui del terrorismo". È la riflessione di Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, che commenta le notizie sui primi casi rilevati in Veneto, tra cui un anziano che è deceduto.

Il virus West Nile "è trasmesso da una zanzara di quelle normali, la zanzara Culex è la tipica", il vettore più comune. "Si tratta di un virus che è endemico, e lo sappiamo - ripete l'esperto - in alcune aree del nostro Paese maggiormente che in altre: parliamo del Friuli Venezia Giulia, del Veneto, del Trentino Alto Adige, magari si espande anche a zone della Lombardia e dell'Emilia Romagna. Se ci fosse un rimedio, sarebbe giusto parlare alla gente dicendo di andare a fare il vaccino o quant'altro. Ma così si finisce per fare del terrorismo. Si dice: se ti punge la zanzara ti può venire la meningite e se hai 80 anni puoi morire. Ma sapete quanti sono i microrganismi trasmessi dalle zanzare, dalle zecche, da molteplici vettori che possono causare delle forme di meningoencefalite?".

Per Bassetti "non è così che ci si deve porre nei confronti della gente. La cosa che si può fare è dire che bisogna in qualche modo investire per fare una maggiore disinfestazione per esempio delle zanzare, anche se bisognerebbe farla un po' prima. Adesso forse è un po' tardi, andava fatta forse a maggio-giugno". In ogni caso quello che si deve evitare, conclude l'infettivologo, è chiaro: "Non" bisogna "allarmare le persone".

Pregliasco: “Importanti monitoraggio in ottica One Health e azioni bonifica”

"Il virus West Nile lo conosciamo già, da anni si è fatto strada nel Nord Italia: nel 75% dei casi l'infezione è asintomatica e quasi tutta la quota restante è rappresentata da forme simil-influenzali. L'encefalite può insorgere nell'1% dei casi, la morte può arrivare nello 0,1%. Questo dicono le statistiche", sottolinea all'Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, docente UniMi e direttore sanitario dell'Irccs Galeazzi. L'agente patogeno della cosiddetta febbre del Nilo occidentale "ha come serbatoio gli uccelli - ricorda - ma anche alcuni mammiferi come i cavalli. Il vettore sono le zanzare che in questo momento di caldo umido si stanno replicando molto", evidenzia l'esperto. Pregliasco rassicura: "Non ci sono motivi di allarme, ma sono importanti un monitoraggio in ottica One Health, che combina l'attenzione alla salute dell'uomo con quella alla salute veterinaria, e le azioni di bonifica".

Crisanti: “West Nile grave solo in 1 caso su 200, evitare punture zanzare”

"Il virus West Nile è un flavivirus, un virus a singolo filamento di Rna, da non confondere in alcun modo col coronavirus. Ha similitudini col virus della febbre gialla, con Zika, con Dengue. Nella maggior parte dei casi causa una malattia asintomatica, solo uno su 8 sviluppa una malattia febbrile molto simile all'influenza, quindi con mal di testa, febbre, spossatezza, male alle ossa. E una persona su 200 infette in genere sviluppa una malattia molto grave con interessamento del sistema nervoso centrale, encefalite e in alcuni casi anche conseguenze gravi con danni permanenti o decesso, specialmente nelle persone anziane". A spiegarlo è stato Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova, intervenuto a 'TimeLine' su Sky Tg24. Cosa fare? "La cosa che funziona meglio di tutti - ha spiegato Crisanti - sono i repellenti. Ce ne sono tanti molto efficaci, e poi le zanzariere di notte, se ci si trova ad abitare in una zona con molte zanzare". In altre parole, "si deve evitare di farsi pungere, fondamentalmente".

Perché proprio il Veneto risulta essere una delle aree più colpite in Italia? "Per una ragione molto semplice - ha chiarito Crisanti -. Basta andare in giro per la campagna in quest'area e si vedranno una miriade di corsi d'acqua e tantissime fontane d'irrigazione. È proprio dunque l'orografia del Veneto, che è una regione ricca d'acqua", insieme alla "fortissima vocazione agricola, che fanno sì che si generino sul campo le condizioni ideali per la moltiplicazione di zanzare".

Questo virus, ha ricordato l'esperto, "lo conosciamo da tanto tempo, da decine di anni. Si trasmetteva inizialmente nella fascia tropicale e subtropicale dell'Africa. Successivamente, circa 20-25 anni fa, per la prima volta è stato identificato a New York. In Italia le prime infezioni si sono registrate fra il 2008 e il 2010 e la peggiore epidemia di West Nile è stata nel 2018, con circa 5-6mila casi in Italia".

Di: Redazione Consulcesi Club

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