Osteosarcopenia: prevenzione, approccio nutrizionale e vitamina D

Nell’intervista video Silvia Migliaccio, presidente Società Italiana Scienze dell'Alimentazione (S.I.S.A.), esplora a 360° l’osteosarcopenia con un focus sull’approccio nutrizionale, l'importanza della nutrizione e dell'alimentazione e il ruolo della vitamina D.

Sommario

  1. Osteosarcopenia e soggetti a rischio
  2. I soggetti a rischio di sviluppare la malattia
  3. La prevenzione e l’approccio nutrizionale
  4. Osteosarcopenia: vitamina D e stili di vita

Nell’osteosarcopenia convergono due problematiche cliniche tipiche degli anziani – ma non solo e vedremo perché – l’osteoporosi e la sarcopenia. La prima causa un deterioramento della struttura dell’osso che apre la strada più facilmente a fratture patologiche anche, di norma, non così pericolose. La seconda è una progressiva perdita di massa e forza muscolare che inficia sulle attività quotidiane e sulla qualità della vita. L’osteosarcopenia determina nei pazienti un quadro di debolezza muscolare molto serio con riduzione della forza fisica ed instabilità posturale.

Silvia Migliaccio, professore ordinario di Scienze dell'Alimentazione presso l'Università Sapienza di Roma e attuale presidente della Società Italiana di Scienze dell'Alimentazione (S.I.S.A.) affronta l’argomento indentificando i soggetti a rischio e spiegando come l’osteosarcopenia si debba prevenire con uno stile di vita sano, una regolare attività fisica e, non ultima, una dieta variegata e completa, soprattutto in proteine.

Osteosarcopenia e soggetti a rischio

Professoressa cos’è l’osteosarcopenia?

“L'osteosarcopenia è l'associazione tra due alterazioni metaboliche: l'osteoporosi, cioè la diminuzione della resistenza scheletrica che predispone una persona sia di genere femminile che di genere maschile ad un aumentato rischio di fratture, e la sarcopenia, una diminuzione della massa muscolare ma anche della forza e della funzione del muscolo. Quindi le due problematiche, se associate, aumentano il rischio nel soggetto usualmente in età avanzata di fragilità. Il soggetto può, chiaramente, cadere e fratturarsi più facilmente con un significativo incremento della disabilità successiva. L’osteoporosi è, quindi, una problematica da prevenire oltre che, nel momento in cui si presentasse, da curare”.

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I soggetti a rischio di sviluppare la malattia

Quali sono i soggetti a rischio?

“I soggetti a rischio sono i soggetti anziani che vanno naturalmente incontro a una sedentarietà importante ad un tipo di malnutrizione che può essere quella ipoproteica. Spesso le persone anziane mangiano per cena una minestrina. Ecco, la minestrina è una dieta, un'alimentazione assolutamente insufficiente, spesso anche ipocalorica ma soprattutto scarna di proteine. La cosa a cui dobbiamo fare attenzione è che l’osteosarcopenia è una problematica dell'anziano ma si parla adesso anche di obesità osteosarcopenica. Quindi, anche il soggetto più giovane può andare incontro a questa problematica perché spesso inizia a muoversi di meno ed il quadro purtroppo si complica con un circolo vizioso che noi dobbiamo assolutamente cercare di far diventare virtuoso con interventi di prevenzione”. 

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La prevenzione e l’approccio nutrizionale

Come prevenire l’osteosarcopenia? Quanto è importante l’alimentazione?

“Dobbiamo, innanzitutto, essere attenti a quello che può essere lo sviluppo della patologia. È bene valutare il soggetto con osteoporosi sia mediante densitometria della densità minerale scheletrica sia con una valutazione della diminuzione della massa funzione muscolare ossia delle capacità del muscolo e della forza. Possiamo farlo con semplici strumenti che valutano la forza muscolare. L’Hand Grip, ad esempio, è una di queste strumentazioni, un apparecchio che valuta la forza dei muscoli dell'avambraccio e della mano. Si previene, dunque, identificando il soggetto a rischio e quindi intervenendo anche con una nutrizione adeguata ed equilibrata con un apporto ottimale di macronutrienti, soprattutto le proteine, e micronutrienti. Ricordiamoci che il soggetto anziano spesso è un soggetto iponutrito soprattutto di macronutrienti. Spesso le persone anziane seguono, erroneamente, una dieta ipoproteica con un basso quantitativo di proteine. Nel soggetto adulto sano è raccomandata l’assunzione di 0.9 grammi di proteine per Kg di peso corporeo. Nel soggetto anziano osteosarcopenico innanzitutto valutiamo se introduce tale quantità e poi aumentiamo a seconda della necessità”.

Osteosarcopenia: vitamina D e stili di vita

Dottoressa, qual è il ruolo della vitamina D? Uno stile di vita sano può aiutarci a prevenire l’osteosarcopenia?

“I soggetti anziani spesso sono carenti di vitamina D. È necessaria, dunque, una valutazione e, se serve, una supplementazione con vitamina D individualizzata e personalizzata. Non dimentichiamo l’importanza dello stile di vita, di cui l’alimentazione è un cardine principale, e dell’attività fisica. Soggetti sedentari aumentano il rischio di sviluppare osteosarcopenia perché il tessuto muscolare non è sollecitato e quindi va in una situazione di disuso e di diminuzione. Dobbiamo approcciare alla malattia con una visione olistica dei nostri pazienti cercando di prevenirla con le modalità che abbiamo appunto menzionato”.

Di: Viviana Franzellitti, giornalista

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