L’importanza della comunicazione tra infermiere e paziente: a cosa fare attenzione

Quali sono le migliori strategie di comunicazione tra infermiere e paziente? Intervista a Pietro Giurdanella, consigliere Comitato Centrale FNOPI e presidente OPI Bologna

Sommario

  1. Le strategie più efficaci
  2. Equilibrio tra empatia e professionalità
  3. Aggressioni al personale sanitario
  4. Proposte per limitare il fenomeno delle aggressioni

La comunicazione è un elemento centrale nella relazione tra infermiere e paziente, in grado di influenzare significativamente la qualità delle cure e l’esperienza della persona assistita. In un contesto sanitario sempre più complesso, diventa fondamentale sviluppare competenze relazionali efficaci per costruire fiducia, mantenere un equilibrio tra empatia e professionalità, e gestire situazioni di tensione, come il crescente fenomeno delle aggressioni al personale. Ne abbiamo parlato con Pietro Giurdanella, consigliere Comitato Centrale FNOPI e presidente OPI Bologna.

Le strategie più efficaci

Quali strategie comunicative ritiene più efficaci per stabilire un rapporto di fiducia tra infermiere e paziente, soprattutto nei primi incontri?

La relazione tra infermiere e persona assistita è una relazione particolare, che definiamo "relazione di cura". Al centro c'è la persona assistita e, in molti casi, anche il caregiver familiare di riferimento. L'infermiere deve costantemente relazionarsi con questa sfera, mettendo sempre al centro la persona assistita. È un'interazione estremamente complessa, fatta di parole, gesti, silenzi e, in molti casi, anche di lacrime.

L'infermiere deve essere pienamente consapevole del contesto in cui opera. Le strategie comunicative richiedono approfondimenti, studio e preparazione: non ci si può improvvisare. Dall'altra parte, abbiamo una persona sempre più attenta a ciò che accade, ed è quindi fondamentale che l'infermiere investa nello sviluppo delle proprie competenze relazionali.

Equilibrio tra empatia e professionalità

Come si può mantenere un equilibrio tra empatia e professionalità nella relazione tra infermiere e paziente?

Mettendo al centro la persona assistita e prestando attenzione ai suoi bisogni, che spesso riguardano una sfera delicata, quella della fiducia. In molti casi, questa fiducia può trasformarsi in sfiducia. Per questo motivo, l'ascolto e l'attenzione devono essere il fulcro di questa relazione.

Aggressioni al personale sanitario

Una corretta comunicazione può giocare un ruolo nella lotta al fenomeno delle aggressioni al personale sanitario?

Assolutamente sì. Il fenomeno delle aggressioni è complesso e coinvolge la sfera culturale e sociale. Come afferma il professor Sandro Pensanti, "la sfiducia è l'elefante nella stanza della medicina". Da un lato, la medicina continua a progredire in termini tecnologici e scientifici, offrendo risposte a bisogni di salute che un tempo erano irrisolvibili. Dall'altro, spesso non si presta sufficiente attenzione al tema della fiducia nei confronti dei cittadini.

Basta leggere i quotidiani: litigi tra medici o infermieri in ambulanza o al pronto soccorso sono all'ordine del giorno. Questo influisce inevitabilmente sulla percezione dei cittadini. Pensiamo a quando saliamo su un aereo e vediamo i piloti litigare: probabilmente preferiremmo scendere. Anche se non esiste una correlazione diretta tra questi episodi e la sfiducia dei pazienti, è chiaro che dobbiamo riflettere profondamente su questo tema.

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Proposte per limitare il fenomeno delle aggressioni

A tal proposito, si parla molto di proposte e iniziative per limitare il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario. Lei, come presidente dell'Ordine degli Infermieri di Bologna e membro del direttivo, quale situazione riscontra e cosa si potrebbe fare per migliorarla?

Come per tutti i fenomeni sistemici, non esiste una soluzione unica per il problema delle aggressioni. Sicuramente ci sono aspetti organizzativi da affrontare: ad esempio, i tempi di attesa in pronto soccorso, che è uno dei luoghi principali in cui si verificano aggressioni. Bisogna armonizzare e gestire meglio questi spazi, comprendendo che il pronto soccorso spesso funziona come un catalizzatore di problematiche sociosanitarie. Sarebbe necessario un filtro più efficace sul territorio e a domicilio.

Dall'altra parte, serve una comunicazione efficace a tutti i livelli per far comprendere ai cittadini che aggredire il personale sanitario non migliora né la sanità né le risposte ai bisogni di salute. Infine, va affrontato il problema della gravosità dei carichi di lavoro. Un cittadino che riceve risposte immediate ai propri problemi reagisce in un modo; chi invece è costretto ad attendere ore, affrontando anche difficoltà organizzative, potrebbe avere reazioni diverse.

Di: Arnaldo Iodice, giornalista

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