Pronto soccorso affollati, Simeu: “Attese prolungate fanno crescere la mortalità fino al 4,5%”

Per Alessandro Riccardi, presidente della Società Italiana di Medicina di Emergenza Urgenza, il fenomeno del boarding (la permanenza prolungata dei pazienti nei ps in attesa di ricovero) genera effetti devastanti

Sommario

  1. Il circolo vizioso del boarding
  2. Un impatto devastante sulla salute
  3. Professionisti in fuga

Le festività natalizie portano puntualmente al collasso i pronto soccorso italiani. Alessandro Riccardi, presidente della Simeu, descrive una "situazione esplosiva" in cui i reparti d’emergenza diventano l’unica ancora di salvezza per chi non trova assistenza sul territorio. Tuttavia, questo sovraccarico peggiora ulteriormente la qualità del servizio, esasperando le tensioni e alimentando fenomeni come l’aggressività verso il personale sanitario. Solo nel 2024, le aggressioni a danno degli operatori sono state 18mila, con un aumento del 38% negli ultimi cinque anni.

Il circolo vizioso del boarding

Al centro del problema c’è il fenomeno del “boarding”, ovvero la permanenza prolungata dei pazienti nei pronto soccorso in attesa di ricovero. Questo ritardo, come spiega Riccardi, genera effetti a catena: ogni paziente in attesa prolunga i tempi di accesso successivi di almeno 12 minuti, aumentando la mortalità fino al 4,5% quando il boarding supera le 12 ore. Inoltre, i pazienti sono spesso relegati in spazi improvvisati, con conseguenze negative sia sulla gestione dei percorsi di cura che sulla loro salute.

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Un impatto devastante sulla salute

Gli studi condotti da Simeu confermano che un maggior numero di giorni in attesa di ricovero è correlato a un aumento delle complicanze. Le statistiche mostrano come le probabilità di decesso passino dal 2,5% al 4,5% nei casi di boarding prolungato. Questa condizione non colpisce solo i pazienti ospedalizzati, ma anche chi viene dimesso dopo lunghe ore di osservazione, aggravando così la pressione sull’intero sistema sanitario.

Professionisti in fuga

A peggiorare la situazione, molti operatori sanitari stanno abbandonando i pronto soccorso. Non per burnout, come sottolinea Riccardi, ma per l’impossibilità di accettare la perdita di dignità del malato. Gli interventi messi in campo per alleviare la pressione sulle strutture appaiono ancora inadeguati. Nonostante qualche segnale di attenzione, la realtà resta critica, con una catena dell’assistenza che fatica a reggere il peso delle emergenze quotidiane. "Non possiamo abituarci a questo degrado", conclude il presidente Simeu.

Di: Arnaldo Iodice, giornalista

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