AI e privacy dei pazienti, quali sono i rischi?

Il docente Fabrizio Bottini spiega perché l’intelligenza artificiale in sanità non deve spaventarci: serve trasparenza, rigore normativo e consapevolezza da parte delle strutture sanitarie e dei pazienti.

Sommario

  1. Intelligenza artificiale e privacy, l’importanza della trasparenza
  2. L’uso dei dati aggregati

Nel dibattito sempre più acceso sull’intelligenza artificiale in ambito sanitario, tra chi la considera un’opportunità rivoluzionaria e chi la teme come una minaccia per la privacy, la voce del giurista Fabrizio Bottini, docente di legislazione penale e diritto amministrativo, invita alla riflessione. “Il rischio”, afferma, “non è mai un problema in sé. Diventa tale solo se viene sottovalutato”.

Secondo Bottini, il vero nodo non è l’innovazione tecnologica, ma la capacità del sistema sanitario di gestirla nel rispetto delle regole e della dignità del paziente. “A fronte di un rischio – spiega – c’è sempre un’opportunità. Ma deve essere colta attraverso atti concreti nella gestione organizzativa, e con il giusto supporto al paziente, che deve sentirsi tutelato anche da questo punto di vista”.

Intelligenza artificiale e privacy, l’importanza della trasparenza

Il punto centrale, per Bottini, è la trasparenza: “Il paziente ha diritto di sapere che fine fa il suo dato, chi lo gestirà, per quanto tempo verrà conservato e per quali finalità. Il termine ‘rischio’ non deve spaventarci, ma semmai ricordarci che ogni attività potenzialmente rischiosa deve essere regolata e accompagnata da procedure e prassi previste dall’ordinamento”.

Ma come si può bilanciare la spinta all’innovazione con la necessaria tutela della privacy? “La tecnologia – risponde Bottini – è uno strumento di supporto, mai di sostituzione. Il paziente sarà tanto più tutelato quanto più sarà consapevole, attraverso informative chiare, del modo in cui il proprio dato viene utilizzato. È fondamentale che medici e operatori sanitari si facciano carico di questa comunicazione, che è già in sé una forma di protezione”.

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L’uso dei dati aggregati

Un passaggio chiave è quello sull’uso dei dati aggregati, spesso al centro delle applicazioni di IA in sanità: “Sono strumenti preziosi – osserva – ma devono restare dentro un perimetro chiaro. L’ordinamento prevede che, a fronte di queste opportunità, siano applicate procedure estremamente rigide, in linea con i principi costituzionali. Non possiamo permetterci leggerezze”.

Infine, un richiamo che suona come un monito: “Va bene tutto – l’integrazione, l’evoluzione, la modernizzazione – ma mai a scapito dei precetti fondamentali. L’attenzione alla dimensione giuridica e civile della persona deve restare centrale, sia per il paziente che per l’operatore sanitario”.

Di: Arnaldo Iodice, giornalista

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