Il 5 marzo 2025 rappresenta (al momento solo sulla carta) una data molto significativa per l’evoluzione del sistema sanitario italiano. Dopo un lungo iter legislativo, è stato infatti approvato un emendamento al Disegno di Legge n. 1241, che introduce la possibilità di utilizzare la telemedicina per la certificazione di malattia. Questo aggiornamento prevede che le visite mediche effettuate a distanza tramite strumenti digitali possano essere considerate valide ai fini della certificazione.
L’obiettivo principale di questa proposta è quello di semplificare il lavoro dei medici e migliorare l’accesso alle cure per i pazienti, riducendo gli spostamenti e alleggerendo il carico delle strutture sanitarie. Tuttavia, nonostante l’approvazione dell’emendamento, la sua effettiva applicazione rimane sospesa a causa di alcuni ostacoli normativi e deontologici ancora da risolvere.
Telemedicina e certificati medici: le questioni giuridiche e deontologiche da affrontare
Sebbene la modifica al DDL n. 1241 abbia introdotto un nuovo approccio alla certificazione di malattia, restano aperti diversi nodi da sciogliere prima che possa entrare ufficialmente in vigore. Il primo ostacolo riguarda il codice deontologico degli ordini dei medici, che attualmente stabilisce che la certificazione debba essere rilasciata solo dopo una visita in presenza. Inoltre, la giurisprudenza italiana ha chiarito che attestare un’infermità senza aver visitato fisicamente il paziente potrebbe configurare il reato di falso ideologico. Anche la Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale (FIMMG) ha ribadito nel 2023 che i certificati rilasciati senza una visita diretta potrebbero risultare nulli e portare a conseguenze legali per il medico e il paziente.
Di conseguenza, l’effettiva applicazione della telemedicina per la certificazione di malattia richiede un adeguamento delle normative esistenti e un pronunciamento ufficiale che ne garantisca la validità legale.
Quando si potranno emettere certificati medici attraverso la telemedicina?
Nonostante l’emendamento sia stato approvato, la sua entrata in vigore dipende dall’adozione di un decreto attuativo da parte del Ministero della Salute. Questo decreto, che dovrà essere emanato entro sei mesi dalla pubblicazione della legge, dovrà modificare le linee guida nazionali sulla telemedicina per includere esplicitamente la possibilità di rilasciare certificati di malattia a distanza.
Nel frattempo, per i medici rimane l’obbligo di attenersi alle procedure tradizionali, certificando la malattia solo dopo una visita in presenza. Il rischio, infatti, è che certificati rilasciati senza un quadro normativo chiaro possano essere impugnati dai datori di lavoro o dall’INPS, generando contenziosi e difficoltà sia per i professionisti sanitari che per i lavoratori.
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Vantaggi e opportunità della telemedicina
Al di là delle questioni normative, la telemedicina rappresenta già oggi una rivoluzione per il settore sanitario, in quanto permette ai professionisti sanitari di fornire assistenza a distanza grazie a tecnologie digitali avanzate. Già durante la pandemia di Covid-19, il suo utilizzo si è diffuso rapidamente, dimostrando i vantaggi di un accesso più flessibile alle cure. Studi recenti indicano che il ricorso alla telemedicina è più che raddoppiato rispetto al periodo pre-pandemico, segno di un cambiamento strutturale nel modo in cui i pazienti interagiscono con il sistema sanitario.
I benefici della telemedicina sono molteplici: dal monitoraggio a distanza dei pazienti cronici alla facilitazione della collaborazione tra specialisti, fino alla riduzione dei tempi di attesa per visite e referti. Nonostante le attuali difficoltà normative, la telemedicina è destinata a giocare un ruolo sempre più centrale nella gestione della salute pubblica, in maniera tale da rendere l’assistenza più efficiente e accessibile per tutti.