In Italia, la qualità dell'acqua potabile è regolata principalmente dal Decreto Legislativo 31/2001, che recepisce la Direttiva Europea 98/83/CE, e stabilisce i requisiti per garantire che l'acqua destinata al consumo umano sia sicura e salubre. Questa normativa definisce i limiti massimi di concentrazione per una vasta gamma di parametri chimici, microbiologici e fisici, tra cui metalli pesanti, pesticidi e contaminanti organici.
Le Principali Normative Italiane sull'Acqua Potabile
Il decreto prevede anche controlli periodici da parte delle autorità sanitarie locali per monitorare la conformità agli standard e garantire un approvvigionamento idrico sicuro. A queste norme si affiancano disposizioni specifiche, come il Decreto Ministeriale 14 giugno 2017, che aggiorna i criteri di gestione del rischio nelle acque destinate al consumo umano, e il Decreto Legislativo 18/2023, che recepisce la nuova Direttiva Europea 2020/2184. Quest'ultimo introduce un approccio più rigoroso, basato sull’analisi del rischio lungo tutta la filiera idrica, e promuove misure per ridurre la presenza di sostanze emergenti, come i PFAS. Il quadro normativo italiano mira quindi a proteggere la salute pubblica, garantendo standard elevati di qualità dell'acqua potabile.
Qualità dell'acqua potabile: monitoraggio e parametri di sicurezza
Il monitoraggio della qualità dell'acqua potabile in Italia è un aspetto fondamentale per garantire la sicurezza e la salubrità dell’acqua distribuita alla popolazione. Le autorità competenti, come le Aziende Sanitarie Locali (ASL) e le Regioni, sono incaricate di effettuare analisi periodiche sull’acqua, sia a livello di fonte che lungo l'intero sistema di distribuzione. Questi controlli riguardano una vasta gamma di parametri microbiologici, come la presenza di batteri patogeni (ad esempio, Escherichia coli e Enterococchi intestinali), e parametri chimici, tra cui sostanze inorganiche (come il piombo, il rame, e il nitrato) e composti organici, come i pesticidi e i solventi.
Ogni parametro ha un limite massimo stabilito dalla normativa, che deve essere rispettato per garantire che l'acqua non rappresenti un rischio per la salute. I parametri fisici (come il colore, la torbidità, e il pH) vengono anch'essi monitorati per assicurare che l’acqua sia esteticamente gradevole oltre che sicura. In caso di superamento dei limiti stabiliti, l’acqua deve essere trattata o la sua distribuzione sospesa fino alla risoluzione del problema. Il controllo periodico e la tempestiva azione in caso di anomalie sono essenziali per prevenire malattie legate all’acqua e per mantenere la fiducia dei consumatori nella qualità dell’acqua potabile.
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Arsenico nell'acqua in Italia: tra deroga e normativa
In virtù dell’art. 9 della direttiva 98/83/CE e dell’art. 13 del d.lgs. 31/2001, è possibile ottenere delle deroghe ai valori limite indicati per gli inquinanti nell’acqua destinata al consumo umano, sulla base di richiesta motivata che preveda un piano relativo all’azione correttiva da attuare per riportare i valori a quelli indicati dalla normativa, con un calendario dei lavori, una stima dei costi e l’indicazione della copertura finanziaria.
Il Ministero della Salute italiano, negli anni, ha più volte chiesto deroghe per alcuni territori, concentrati soprattutto nelle regioni Lombardia, Toscana, Lazio e Umbria, oltre che nelle province autonome di Trento e Bolzano. I valori richiesti in deroga variano da 15 a 50 μg/L di arsenico nell’acqua, e in alcune zone si è addirittura palesata l’eventualità di riassettare l’intera rete idrica territoriale con ricerca di nuove falde da destinare al consumo umano. Negli anni la situazione, nei territori oggetto di deroga per la concentrazione di arsenico nell’acqua, non è migliorata, tant’è che è stata aperta una procedura di infrazione alla Corte di Giustizia Europea nei confronti dell’Italia (Ricorso Commissione europea/Repubblica italiana C-197/22), per la situazione di alcuni comuni della provincia di Viterbo, dove i livelli di arsenico sono addirittura di 75 mg al litro (comune di Fabrica di Roma).
Il 21 marzo 2023, in Italia è entrata in vigore la nuova normativa sull’acqua potabile, introdotta dal d.lgs. 23 febbraio 2023 n. 18, che ha recepito la direttiva 2020/2184/UE. Il valore massimo di arsenico consentito nell’acqua rimane sempre quello di 10 μg/L.
L’acqua destinata al consumo umano, per essere salubre e pulita secondo la nuova normativa:
- Non deve contenere microrganismi, virus, parassiti né altre sostanze in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salutedell’uomo;
- Deve rispettare, per quanto riguarda le sostanze contenute al suo interno (come l’arsenico), i parametri minimi previsti dalla legge;
- Deve essere oggetto di applicazione degli obblighi previsti dalla normativa per l’approccio alla sicurezza dell’acqua basato sul rischio.
Il mancato rispetto della normativa sull’acqua, salvo che il fatto costituisca reato, comporta l’applicazione di pesantissime sanzioni amministrative pecuniarie, fino a un massimo di 92.000 euro.
Il futuro dell'acqua in Italia: sostenibilità e innovazione
Il futuro dell'acqua in Italia è strettamente legato alla crescente esigenza di garantire sostenibilità e innovazione nella gestione delle risorse idriche. Con l’aumento della popolazione e i cambiamenti climatici che intensificano fenomeni come la siccità e le alluvioni, è fondamentale sviluppare strategie che riducano lo spreco e migliorino l’efficienza nell’uso dell’acqua. In questo contesto, la gestione integrata delle risorse idriche (GIRI) è una delle soluzioni più promettenti, che mira a ottimizzare l’intero ciclo dell’acqua, dalla raccolta alla distribuzione, fino al trattamento e riutilizzo delle acque reflue.
Tecnologie come il monitoraggio in tempo reale tramite sensori avanzati, l'uso di sistemi di disinfezione innovativi come l'ozono o la luce ultravioletta, e le infrastrutture intelligenti per la gestione delle reti idriche, permetteranno di ridurre perdite e migliorare la qualità dell’acqua distribuita. Inoltre, l'economia circolare applicata all’acqua, che promuove il riutilizzo delle acque reflue trattate per scopi non potabili, è un'altra via per risparmiare risorse e diminuire l’impatto ambientale.
Parallelamente, la conservazione delle risorse naturali attraverso la protezione delle falde acquifere e il potenziamento delle tecniche di recupero delle acque piovane rappresentano azioni cruciali per affrontare le sfide future. In questo scenario, l’innovazione e l’adozione di politiche sostenibili saranno determinanti per garantire che l'acqua in Italia continui a essere una risorsa accessibile, sicura e di alta qualità per le generazioni a venire.