Di inquinamento si muore. Lo dicono ormai numerosi studi che mostrano con sempre più accuratezza la
correlazione tra alte quantità di sostanze nocive disperse nell’ambiente e
l’insorgenza di malattie potenzialmente mortali.
Tra le ultime ricerche, quella pubblicata sulle riviste internazionali
Science of the Total Environment e
Nature Scientific Data e realizzata da un team di scienziati di alcuni atenei italiani con il CNR e l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare che conferma come lo
sviluppo di tumori sia strettamente legato ai livelli di inquinamento nelle zone abitate.
Secondo le rilevazioni,
le province più colpite si trovano soprattutto al nord: con Lodi che risulta la più alta per
tasso di mortalità da tumore nel decennio 2009-2018, seguita da Napoli, Bergamo, Pavia, Sondrio e Cremona.
Sebbene, come ha ribadito anche
Roberto Cazzolla Gatti - professore al dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna e primo autore dello studio – sia indubbio che
stili di vita e
condizioni socio-economiche possono contribuire al rischio di sviluppare la patologia, i risultati mostrano nelle aree più inquinate del Nord “
un eccesso di mortalità per cancro significativo rispetto a chi vive nelle regioni centro meridionali (ad eccezione di alcune località anch’esse molto inquinate, come la Terra dei Fuochi in Campania), anche se godono di una migliore salute e hanno reddito più elevato”, confermando come
la qualità dell'ambiente, e quindi i livelli d’
inquinamento, sono fattori molto
rilevanti nell’insorgenza di tumori.
Con
l’inquinamento atmosferico che resta il
principale responsabile a livello globale come nazionale per
morti premature (l'Italia è il primo Paese in Europa con circa 90 mila decessi prematuri all'anno), l’inquinamento è un problema che nelle sue
molteplici tipologie costituisce una vera e propria
emergenza sanitaria, ma che si continua a scontrare con una
mancanza di politiche incisive da parte dei governi e con un’errata percezione che rilega le sue conseguenze a un futuro lontano quanto inevitabile.
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Inquinamento luminoso
Dagli effetti sottostimati, viene spesso considerato un
inquinamento “secondario”. In realtà, una crescente quantità di ricerche dimostra come l’
inquinamento luminoso sia legato a significativi cambiamenti negli ecosistemi, influenzando la fisiologia degli esseri viventi, interferendo con i
cicli naturali e riproduttivi, le
migrazioni e i
ritmi biologici, contribuendo così al
declino di specie animali e vegetali.
Per quanto riguarda l’uomo, tra i più importanti effetti abbiamo l’alterazione della produzione di
melatonina, che a sua volta influenza il
ciclo sonno-veglia, la
fame, il
metabolismo e la
temperatura corporea.
Accanto a questi, diversi studi dimostrano come questo tipo di inquinamento stia contribuendo all’aumento di casi di
cancro,
malattie cardiovascolari,
diabete, obesità, oltre che di
insonnia,
disturbi del sonno,
affaticamento,
ansia,
depressione e
disturbi dell’umore.
Inquinamento acustico
“Un problema sempre più grave in Europa”, scrive l’European Environment Agency (EEA). Gli ultimi dati raccolti dall’Agenzia parlano di circa
100 milioni di persone a livello europeo esposte a livelli di
inquinamento acustico nocivi, “circa il
20% della popolazione”. Molti i problemi fisici e mentali correlati, tanto che l’EEA stima “48.000 nuovi casi di cardiopatie ischemiche l’anno, oltre a 12.000 decessi prematuri”.
Tra le patologie associate a questo tipo di inquinamento:
stress,
malattie cardiovascolari e
metaboliche, ma anche
problemi cognitivi e
disturbi cronici del sonno (secondo le stime ne soffrirebbero circa 6,5 milioni in forma grave), oltre alla
mortalità precoce, e alle alterazioni che possono verificarsi nel
sistema nervoso simpatico ed
endocrino a seguito di un’esposizione prolungata.
Un problema, quello dell’eccessivo rumore, dalle conseguenze troppo spesso sottostimate ma che secondo l’OMS rappresenta “la seconda causa ambientale di problemi di salute, subito dopo
l’inquinamento atmosferico da particolato”.
Inquinamento indoor ed elettromagnetico
Se l'
inquinamento atmosferico secondo le stime dell’OMS causa circa
8 milioni di decessi l’anno, oltre
4 milioni sono dovuti all’
inquinamento atmosferico domestico, pari al
7,7% della mortalità globale.
Contro ogni falsa credenza, dicono specialisti come Cinzia De Vendictis - Medico Anestesista, esperta in Medicina Ambientale Clinica e sicurezza sul lavoro e responsabile del nuovo corso di formazione ECM “
Covid-19, ambiente e salute. Elettrosmog, inquinamento domestico e sovraesposizione alla tecnologia” parte dell’
ampia offerta Consulcesi - “
l’inquinamento indoor è uno dei rischi per la salute più trascurati e diffusi del nostro tempo”.
“Di inquinamento nei luoghi chiusi siamo tornati a parlarne a seguito della pandemia da Covid-19 e al conseguente lockdown. In realtà, questo rappresenta una delle maggiori criticità per la salute delle persone e i suoi effetti non sono più trascurabili”, commenta la De Vendictis che nel corso disponibile fino al 31 dicembre
(termine ultimo per il conseguimento dei crediti formativi obbligatori previsti per tutti i camici bianchi) approfondisce le sostanze inquinanti identificate ad oggi e le patologie più diffuse a queste legate.
Se i valori dell’inquinamento indoor risultano cinque volte superiori rispetto a quello outdoor, “esistono
test, analisi e monitoraggi che possono aiutarci nell’implementare programmi di
prevenzione, educazione e sensibilizzazione”, fondamentali per ridurne l’impatto sull’organismo, spiega l’esperta.
Tra le potenziali fonti di inquinamento indoor i
prodotti per la pulizia e la manutenzione della casa:
detersivi, solventi,
antiparassitari,
profumi, oltre a fumo di tabacco, polveri e animali. Ma queste sono solo alcune delle molteplici esposizioni rischiose per la nostra salute presenti in
case, scuole, uffici e altri luoghi chiusi in cui spendiamo molte delle nostre ore.
“In questo contesto è importante aumentare la conoscenza della popolazione in materia di
inquinanti domestici e lavorare per rispondere efficacemente all’insorgere e alla diffusione delle relative patologie” - conclude la De Vendictis esortando i professionisti all’aggiornamento continuo su una tematica così tanto rilevante per la salute – “La scoperta in materia di inquinamento procede rapidamente; è dunque fondamentale che medici di famiglia ma non solo, siano continuamente aggiornarsi in materia: sappiamo sempre di più dei malesseri connessi allo smart-working o all’impatto dell’
inquinamento elettromagnetico. Formazione continua e
divulgazione sono alla base di un’efficace prevenzione”.
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