Sanità: Aiop: “Long Covid per Ssn, lontane quantità e qualità cure pre-pandemia”

Il Servizio sanitario nazionale soffre ancora di 'Long Covid'. A due anni dalla pandemia non si riscontra il recupero atteso delle prestazioni mancate.

Sommario

  1. I volumi di attività non sono ancora tornati ai livelli pre-Covid
  2. 73% italiani "denuncia" rinvio prestazioni anche nel 2022
  3. "Indispensabile alleanza pubblico-privato superando ideologie"
  4. "Le dinamiche 'conflittuali' tra pubblico e privato non interessano ai malati"

"Il Servizio sanitario nazionale soffre ancora di 'Long Covid'. A due anni dalla pandemia non solo non si riscontra il recupero atteso delle prestazioni mancate nel corso della fase pandemica più acuta, ma i volumi di attività e la qualità delle cure non sono tornati ai livelli pre-Covid né per le prestazioni programmate né per quelle urgenti". Così Barbara Cittadini, presidente nazionale Associazione italiana ospedalità privata (Aiop), in occasione della presentazione del 20° Rapporto sull'attività ospedaliera in Italia 'Ospedali&Salute', realizzato in collaborazione con Ermeneia - Studi & Strategie di sistema. "Le forze centrifughe dal Ssn sono sempre più evidenti con sempre più utenti che, per ovviare alle liste d'attesa, si trovano costretti, se possono, a pagare le prestazioni o, in caso di indisponibilità economica, a rinunciare alle cure", sostiene.

I volumi di attività non sono ancora tornati ai livelli pre-Covid

Il report Aiop evidenzia, dunque, che non solo non sono state recuperate le prestazioni 'perse' nella fase acuta della pandemia, ma ad oggi i volumi di attività non sono tornati ai livelli pre-pandemici né per le prestazioni programmate né per quelle urgenti. In particolare, i ricoveri urgenti 'persi' nel biennio post-pandemico sono stati circa 900mila, quelli programmati sono stati 740mila e 470mila rispettivamente nel 2020 e nel 2021. E ancora: riguardo le prestazioni di specialistica ambulatoriale, i volumi di attività restano fortemente al di sotto dei valori pre-Covid, con variazioni 2019-2021 che raggiungono scarti anche del -70% (Basilicata) e del -46% (Pa di Bolzano). Differenze negative si registrano anche nel 2022, a conferma di un perdurante 'Long Covid del Ssn', si legge nel rapporto. Il fenomeno dei tempi di attesa anomali, che già era una criticità rilevata nel nostro Ssn - prosegue il report Aiop - si incrementa ulteriormente: ai ritardi 'ordinari' pre-pandemici, si aggiungono quelli 'straordinari' del 2020 e quelli provocati da un urto pandemico che stenta a esaurirsi. Se possiamo definire fisiologici i blocchi e rimandi del 2020 - nella misura in cui il sistema si è concentrato nella gestione dell'emergenza Covid e parallelamente le prestazioni non-Covid sono state limitate per controllare il rischio di contagio - si fa fatica a spiegare il dato del 2021, si legge.

73% italiani "denuncia" rinvio prestazioni anche nel 2022

Dal punto di vista della domanda, l'indagine condotta da Ermeneia su un campione di 4.020 soggetti (rappresentativo della popolazione adulta italiana) rivela come, ancora nel 2022, il 73% degli intervistati senza esperienza di contagio e il 66% di quelli con una o più esperienze Covid abbiano dovuto sostenere blocchi o rimandi di prestazioni diagnostiche per patologie di gravità medio-alta. Rispetto ai due sottogruppi (mai contagiati e contagiati), ostacoli all'accesso e procrastinazioni per terapie periodiche e controlli obbligatori sono stati sperimentati, rispettivamente, nel 89% e 97% dei casi.

Lo “straordinario”, quindi - riflette l'Aiop - non riesce ad essere assorbito in un “ordinario” che già prima dell'avvento del Covid evidenziava criticità strutturali. Tempi di attesa incongrui rappresentano uno degli elementi di maggiore iniquità nell'ambito di un sistema a vocazione universalistica, dal momento che determinano una divaricazione tra coloro che possono rivolgersi al mercato delle prestazioni sanitarie - al di fuori del Ssn - e coloro che, per ragioni economico-sociali, non possono ricorrere alla spesa out-of-pocket. Per questi ultimi l'alternativa è tra un'attesa suscettibile di compromettere, in tutto o in parte, il proprio stato di salute e la rinuncia alle cure. E proprio la spesa sanitaria pagata dai cittadini - che storicamente rappresenta circa un quarto di quella totale - è in progressiva crescita: è aumentata dai 37,3 miliardi di euro del 2017 al 38,4 del 2019 fino al 38,5 del 2021. E ancora: si registra un'evidente ripresa, nel 2021 rispetto al 2020, del valore dei ticket pagati dagli utenti per prestazioni intramoenia negli ospedali pubblici e, più in generale, dei consumi sanitari out-of-pocket delle famiglie italiane, che tornano ad essere più elevati non solo rispetto al 2020 ma anche al 2019, anno immediatamente precedente la pandemia.

"Indispensabile alleanza pubblico-privato superando ideologie"

Dall'indagine contenuta nel rapporto emerge che nel 2022 (sempre in riferimento a prestazioni/diagnosi serie-gravi) il 28% degli intervistati con almeno un episodio Covid e il 13% di quelli mai contagiati si sono rivolti al privato puro; mentre alle prestazioni a pagamento all'interno delle strutture pubbliche (intramoenia) hanno rispettivamente fatto accesso il 31% e il 9% degli intervistati. Il fenomeno di rinuncia alle cure, che nel 2021 ha coinvolto circa un intervistato su 20, si è lievemente ridotto nel 2022.

"La spesa sanitaria pubblica italiana in rapporto al Pil - commenta la presidente Aiop - continua a restare fortemente al di sotto della media dei Paesi Ocse e G7, e si continua a paralizzare l'erogazione di servizi alla salute, attraverso il meccanismo dei tetti di spesa, imponendo alle Regioni un limite massimo all'acquisto di prestazioni presso il privato accreditato e sacrificando i bisogni assistenziali dei pazienti sull'altare di una illogica predilezione per la proprietà pubblica degli asset".

"Le dinamiche 'conflittuali' tra pubblico e privato non interessano ai malati"

"Ancora una volta, i dati parlano chiaro: le dinamiche 'conflittuali' tra la componente di diritto pubblico e quella di diritto privato del Ssn non interessano ai malati. L'interesse del paziente è quello di ricevere le cure migliori, dal punto di vista dell'efficacia, appropriatezza e sicurezza, e non, certamente, la natura giuridica dell'ospedale che le eroga. I malati desiderano, solamente, essere curati", ammonisce Cittadini. "E' necessario comprendere - conclude la presidente - che ogni euro impiegato in sanità è un investimento per il progresso del Paese e che è indispensabile procedere ad un'alleanza di sistema, basata su un approccio collaborativo/competitivo tra la componente di diritto pubblico e la componente di diritto privato del Ssn, preservando e aumentando gli ambiti di tutela, superando i condizionamenti ideologici che, fino ad ora, hanno relegato la componente di diritto privato a un ruolo vicario e agendo attraverso una differente allocazione delle risorse alle strutture che assicurano prestazioni qualitativamente migliori e una gestione più efficiente".

Di: Redazione Consulcesi Club

Argomenti correlati

News e approfondimenti che potrebbero interessarti

Vedi i contenuti

La soluzione digitale per i Professionisti Sanitari

Consulcesi Club

Contatti

Via G.Motta 6, Balerna CH
PEC: consulcesisa@legalmail.it

Social media