Secondo gli ultimi dati raccolti dal Global Psoriasis Atlas e pubblicati nel 2020, di psoriasi soffrono circa
60 milioni di persone nel mondo. Solo
in Italia, interessa circa il
3% della popolazione per un totale di circa
1,4 milioni di casi. Sebbene la ricerca abbia permesso di sviluppare
terapie sempre più efficaci e in grado di
gestire sempre meglio la recidività della malattia, ancora oggi, “sotto diversi punti di vista potremmo dire che questa è sotto trattata”, riflette
Paolo Misericordia, Medico Chirurgo specializzato in Endocrinologia e Responsabile Centro Studi e Area ICT di FIMMG, che in occasione della
Giornata Mondiale della Psoriasi, celebrata ogni anno il
29 ottobre, lancia con Consulcesi un nuovo corso di formazione dedicato ai
“Percorsi diagnostici-terapeutici condivisi per il paziente affetto da psoriasi”. Un aggiornamento professionale che si rivela necessario non solo alla luce dei più recenti sviluppi in relazione ai trattamenti farmacologici, ma anche perché, a causa del
duplice legame con la
salute mentale del soggetto coinvolto e per la sua
natura multifattoriale, “la gestione della malattia, già infiammatoria e cronica,
rimane complessa”, aggiunge Misericordia.
Per questo è fondamentale anche una sempre più specifica formazione di medici e operatori sanitari. Psoriasi: una patologia multiorgano
Dietro la prima malattia infiammatoria cutanea per incidenza, accanto alla
dermatite atopica, vi è spesso la combinazione di
fattori genetici e
ambientali. Tra gli elementi che concorrono alla sua insorgenza:
fumo, alcuni farmaci, obesità e sovrappeso, ma anche e soprattutto
grandi eventi stressanti. A peggiorare il quadro concorrono i disturbi
articolari, metabolici e cardiovascolari che possono svilupparsi a seguito di questa. Tra i più diffusi, l’
artrite psoriasica, condizione infiammatoria progressiva che colpisce le articolazioni e il tessuto connettivo, caratterizzata da dolore, gonfiore e rigidità articolare e che se trascurata può portare a
disabilità e deformità permanenti. Secondo quanto emerso da molteplici ricerche, inoltre, i pazienti affetti da malattia psoriasica hanno maggiore probabilità di insorgenza di
malattie coronariche, tanto che l’Associazione per la difesa degli psoriasici (Adipso) stima che la prevalenza di infarto e ictus cerebrale nelle persone con una
condizione moderata-grave è
superiore di circa il 20% rispetto alla popolazione generale. Sebbene i meccanismi alla base non siano ancora del tutto chiari, studi dimostrano che
l’infiammazione sistemica può portare allo sviluppo di
placche aterosclerotiche coronariche, ispessimenti delle arterie che irrorano il cuore composti da cellule morte e detriti cellulari e associati a un alto rischio cardiovascolare. Ma la psoriasi è considerata anche una “malattia
immuno-metabolica” in quanto le persone affette presentano un rischio maggiore di sviluppare
la sindrome metabolica, malattia che si manifesta con
obesità addominale,
ipertensione,
diabete,
dislipidemia aterogenica ma non solo. Anche in questo caso, il legame risiede nella
condizione infiammatoria della pelle poiché questa favorisce
l’infiammazione sistemica dell’organismo.
La relazione con la salute mentale
La psoriasi è ancora ragione di
stigma e “
autostigma”, allerta l’IFPA (International Federation of Psoriatic Disease Associations) in occasione della Giornata mondiale di quest’anno, non a caso dedicata alla “
mental health” (
salute mentale) delle persone affette dalla patologia. Come spiega Misericordia, esiste un doppio legame tra l’insorgenza della psoriasi e il benessere psicologico: se da un lato
eccessivi livelli di stress possono concorrere
all'insorgenza della patologia e/o innescare nuove manifestazioni cutanee, a loro volta queste, insieme al dolore, possono dare origine a un malessere emotivo tale da provocare
depressione,
ansia,
privazione del sonno, un profondo
senso di inadeguatezza e bassa
autostima. Tale è l’impatto sul benessere mentale che le ultime stime dell’IFPA parlano di
una persona su quattro che presenta segni di
depressione, e il 48% dei pazienti con
disturbi d'ansia. “Viene da sé che una
diagnosi precoce e l'
effettiva implementazione delle
terapie si rivelano aspetti fondamentali non solo per poter
contrastare più efficacemente la patologia, ma anche per
limitare quanto più possibile le altre
comorbidità e condizioni. - aggiunge l’esperto - L’obiettivo è garantire una
buona qualità della vita anche alle persone affette da malattie croniche come questa”.
Aderenza alle cure e telemedicina
Tra le criticità che ancora ostacolano una gestione ottimale della psoriasi, secondo l’esperienza di molti esperti, tra cui Misericordia e gli altri intervenuti nel corso di Consulcesi accessibile fino al 31 dicembre (termine ultimo per il conseguimento dei
crediti ECM obbligatori previsti per medici e professionisti sanitari per il triennio 2020-2022), spesso si assiste ad una
scarsa compliance alle cure e ad una
collaborazione da migliorare tra medici di famiglia e specialisti che dovrebbe essere finalizzata alla sinergia più efficace per il follow-up della malattia."Oggi
grazie alla tecnologia è possibile seguire meglio e più da vicino, seppur stando lontani, i pazienti affetti da malattie croniche”, riflette l'endocrinologo che nel corso approfondisce la
gestione integrata e la condivisione dei percorsi diagnostici-terapeutici. “Potenzialmente possiamo
monitorare le terapie e i loro effetti, riducendo significativamente i costi; ancora più importante, attraverso i
sistemi di telemedicina, disponibili e in via di sviluppo, possiamo migliorare la gestione della patologia attraverso la
collaborazione da remoto tra i vari specialisti: questi condividendo cartelle cliniche, terapie e immagini, possono così lavorare insieme verso una strategia comune per il trattamento della patologia che guardi al benessere della persona a 360 gradi", conclude Misericordia.
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