Medicina rigenerativa in ortopedia: PRP anche per l’artrosi

La Medicina Rigenerativa e il PRP trovano nuovi campi d’applicazione. Con notevoli benefici nella cura di patologie muscolo-scheletriche come l’artrosi, le infiltrazioni con Plasma Ricco di Piastrine necessitano però di competenze specialistiche.

Sommario

  1. Il Plasma Ricco di Piastrine 
  2. Il PRP in ortopedia 
  3. PRP e trattamento dell’artrosi 

Articolo aggiornato con nuovi corsi 2023

  La ricerca scientifica ha permesso negli anni di individuare approcci sempre meno invasivi, alternativi al trattamento chirurgico.   È il caso della Medicina Rigenerativa che a partire dagli anni ’90 studia tecniche innovative per la ricostruzione di tessuti e organi danneggiati a seguito di malattie, traumi, invecchiamento o difetti congeniti, trovando continuamente nuovi campi d’applicazione, tanto da essere oggi impiegata nella chirurgia plastica e ricostruttiva, in oculistica, neurologia, cardiologia, oltre che in ortopedia e in odontoiatria.   Questa nuova frontiera della medicina comprende una molteplicità di tecniche accomunate dall’impiego del meccanismo di riparazione autologo che caratterizza il corpo umano e animale. Tra queste, il trattamento a base di PRP (Platelet-Rich Plasma ossia Plasma Ricco di Piastrine), rappresenta uno dei metodi più innovativi utilizzati, sicuro e poco invasivo che si fonda sul rilascio locale di fattori di crescita, in quantità notevolmente superiori rispetto ai livelli basali, facilitando e accelerando così i processi di guarigione.    

Il

  Il Plasma Ricco di Piastrine viene realizzato prelevando dal paziente stesso il sangue venoso che verrà poi centrifugato all’interno di un apposito device fino ad ottenere la separazione della parte corpuscolare del sangue dagli altri emocomponenti.   “All’interno del ‘pappa’ che andrà a formarsi, si avranno allora alte concentrazioni di fattori di crescita che agiscono stimolando una maggiore proliferazione cellulare, una migrazione delle cellule stesse, una produzione di matrice e altre proteine, il differenziamento cellulare e la neoangiogenesi – ossia lo sviluppo di piccoli vasi che a loro volta aumenteranno l’afflusso del sangue e la capacità di guarigione del tessuto stesso”. A spiegarcelo è Andrea Grasso, medico chirurgo specialista in ortopedia e traumatologia che con Consulcesi ha realizzato un nuovo corso di formazione ECM sull’utilizzo di questi trattamenti in ortopedia e in particolar modo nei casi di artrosi.   Infatti, sebbene negli ultimi anni il ‘concentrato’ di fattori di crescita piastrinici stia vivendo una fase di accelerata applicazione in campi come la dermatologia e l’estetica - dal trattamento di cicatrici e ustioni fino a quello delle ulcere, al ringiovanimento cutaneo e alla secchezza vaginale ma non solo – uno dei più esplorati ambiti d’applicazione del PRP rimane quello ortopedico tanto che, accanto ad altri approcci basati su terapie cellulari, dal trapianto di cartilagine, all’uso di cellule staminali, agli scaffold biologici e artificiali fino alla terapia genica, ha fatto sì che venisse a delinearsi una vera e propria nuova branca dell’ortopedia, denominata ortobiologia.  

Il PRP in ortopedia 

  Applicato a partire dalle lesioni della cartilagine, il trattamento a base di PRP in ambito ortopedico oggi è ampiamente utilizzato anche a livello tendineo, lesioni legamentose di ginocchio e caviglia, lesioni muscolari, come anche nella lesione acuta del legamento crociato dove non c’è una rottura completa, pseudoartrosi, osteoartrosi di spalla, anca, ginocchio e caviglia non in fase avanzata, tendinopatie croniche, e altre patologie muscolo-scheletriche.   Per quanto riguarda invece le controindicazioni, “in questi trattamenti generalmente riguardano coloro che soffrono di neoplasie del sangue: da quelle sistemiche alle patologie infettive, dalle immunodeficienze al deficit piastrinico fino al paziente che fa un’assunzione cronica di FANS”, spiega ancora Grasso nella video-lezione prima di passare alle indicazioni su come svolgere le infiltrazioni, non mancando di richiamare le regole asepsi e le raccomandazioni SIMTI sul corretto utilizzo degli emocomponenti e dei plasmaderivati.   “Le regole dell’asepsi, ci tengo a ribadire, sono fondamentali e devono essere tutte e sempre rispettate. Altrimenti per trattare un danno artrosico rischiamo di far venire un’artrite settica e sappiamo che sarebbe una situazione davvero drammatica”, aggiunge l’ortopedico.  

PRP e trattamento dell’artrosi 

  Con circa 40 milioni di persone in Europa e 4 milioni solo in Italia, l’artrosi rappresenta la patologia muscolo-scheletrica più diffusa.   Questa, causata dal deterioramento della cartilagine che riveste le superfici ossee all’interno delle articolazioni, colpisce soprattutto le sedi più sottoposte al carico quali anche, ginocchia e colonna vertebrale; ma può riguardare anche le articolazioni di mani e piedi.   Le persone affette avvertono dolore e rigidità e una limitazione nell’utilizzo dell’articolazione con ripercussioni sulla qualità della vita anche significative.   Così, nel nuovo corso di formazione “Artrosi: il PRP come alternativa terapeutica” Grasso approfondisce proprio il trattamento di questa patologia attraverso la tecnica rigenerativa a base di PRP, non semplice per una molteplicità di aspetti.   “Ci sono diversi tipi di PRP ma non vi è ancora una classificazione accettata universalmente alla quale poter fare riferimento. Questi si distinguono per concentrazioni di leuciti e piastrine ma non solo”, spiega l’ortopedico introducendo alcuni degli argomenti affrontati nel corso come l’analisi dell’enorme variabilità che caratterizza le preparazioni di PRP, ma anche le caratteristiche dei pazienti più o meno idonei ai vari trattamenti e i protocolli di iniezione.   Nel corso, parte dell’ampio catalogo di Consulcesi si guarderà inoltre agli studi osservazionali sulle infiltrazioni con PRP posti a confronto con quelle a base di acido ialuronico, oltre che alla letteratura pre-clinica e agli studi clinici.   “I benefici possono essere molteplici e significativi. Ma a fronte della grande variabilità di casistiche sulle quali il PRP può agire, la molteplicità dei composti esistenti, le procedure di infiltrazione ma non solo, è fondamentale che il professionista della salute sia adeguatamente formato in materia. Si parla di una tecnica che dove essere altamente personalizzata al singolo paziente e a seconda della specifica patologia”, conclude Grasso.
Di: Redazione Consulcesi Club

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