Covid, stop alle mascherine in ospedale. È una buona idea? L’opinione di Anaao

Dallo scorso 30 giugno non è più obbligatorio indossare le mascherine nelle strutture sanitarie. Di Silverio: “Questo però non sia un ‘tana libera tutti’. Necessario mantenere alta l’attenzione”

La proroga dell'ordinanza del ministero della Salute del dicembre 2023, che imponeva l'obbligo di indossare le mascherine protettive nelle strutture sanitarie, è scaduta domenica 30 giugno 2024. Questo obbligo riguardava lavoratori, utenti e visitatori dei reparti che ospitano pazienti fragili, anziani o immunodepressi.

Cosa cambia

Sono interessati dalla norma lavoratori, utenti e visitatori delle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali, inclusi istituti di ospitalità e lungodegenza, residenze sanitarie assistenziali, hospice, strutture riabilitative e residenze per anziani, anche non autosufficienti.

Negli altri reparti delle strutture sanitarie e nelle sale d'attesa, la decisione sull'uso delle mascherine contro il rischio Covid da parte di operatori sanitari e visitatori è lasciata alla discrezione delle Direzioni sanitarie, che possono richiederne l'uso anche per chi presenta sintomi respiratori. Non sono previste misure analoghe per gli spazi ospedalieri al di fuori dei reparti di degenza.

Sono esentati dall'obbligo di indossare la mascherina i bambini sotto i sei anni, le persone con patologie o disabilità incompatibili con l'uso della mascherina e coloro che devono comunicare con una persona con disabilità e non possono utilizzare il dispositivo.

Di Silverio (Anaao): “Mantenere alta l’attenzione”

Per Pierino Di Silverio, segretario di Anaao-Assomed, bisogna però “mantenere alta l’attenzione e non abbassare la guardia. Speriamo che la situazione attuale non si trasformi in un ‘tana libera tutti’, anche nei luoghi in cui il rischio di contagio è stato verificato come basso”.

Anaao continua dunque a sostenere “l'uso della mascherina in ambito sanitario, come avviene in tutto il mondo”, e invece “dobbiamo lasciare ancora una volta alla responsabilità del singolo il compito di mettere al sicuro i pazienti”.

“La nostra preoccupazione – spiega Di Silverio – non si limita a un singolo virus. In ambienti a rischio, come quelli che ospitano pazienti immunodepressi, l'uso della mascherina deve essere sempre garantito. Ancora una volta, nel nostro paese si tende a confinare l'uso della mascherina a situazioni specifiche, quando dovrebbe invece essere una pratica normale in determinati contesti”.

“L'utilizzo della mascherina non riguarda solo il singolo virus: ci sono molti altri patogeni pericolosi. Abbiamo visto come in alcuni ambienti l'uso della mascherina abbia ridotto le infezioni di diversi virus. I dati dimostrano che l'uso della mascherina ha contribuito a diminuire le infezioni complessive”.

Insomma, “prudenza e responsabilità devono prevalere per proteggere la salute di tutti, specialmente dei più vulnerabili”, conclude Di Silverio.

Di: Arnaldo Iodice, giornalista

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