Medici in tribunale: quali sono le azioni legali più comuni in sanità?

Il contenzioso nel settore sanità: quali le azioni legali più comuni nel settore sanità? Il quadro della situazione.

Sommario
  1. Contenzioso legale in sanità: alcuni dati importanti
  2. Le diverse stagioni dei medici in tribunale
  3. Le cause per responsabilità medica
  4. Quale rimedio?

Il contenzioso in sanità in Italia rappresenta in questo momento un vero e proprio fattore di preoccupazione. I pazienti, purtroppo numerosi, lamentano disagi nelle prestazioni sanitarie, errori medici, problemi organizzativi e contestazioni relativi alla responsabilità medica.

I dati relativi alle cause legali in ambito sanitario in Italia sono allarmanti. Secondo l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), nel 2019 sono stati complessivamente pagati oltre 1,089 miliardi di euro a titolo di risarcimenti richiesti per danni derivanti da presunti errori medici. Il sistema di risarcimento danni in sanità, regolato dalla Legge Gelli-Bianco del 2017, prevede una procedura di mediazione prima dell’instaurazione di un vero e proprio contenzioso legale. Tuttavia, nonostante questa previsione normativa, la maggior parte delle richieste di risarcimento non passa per questa fase e si traduce in cause civili o penali. È l’elevato numero di controversie e richieste di risarcimento danni in sanità che impone la necessità di un’adeguata analisi dei casi.

Tra le azioni legali più comuni intentate, i pazienti lamentano negligenza medica, violazione della privacy, diffamazione, mancato rispetto degli standard di cura, frode sanitaria, omicidio colposo e molti altri aspetti. Non è scontato sottolineare, tra l’altro, che nella maggior parte dei casi ad intentare un’azione legale sono i pazienti o gli affini di essi e non il contrario.

Contenzioso legale in sanità: alcuni dati importanti

Il numero dei contenziosi in ambito sanitario sembra essere in continua crescita, con circa 30 mila casi ogni anno. A fine 2022 sono stati registrati 3 milioni 829mila casi pendenti nei tribunali. Sono dati di un dossier Ania che raccontano lo spaccato di un’Italia, unica ad avere un Sistema Sanitario nazionale e un modello di fare sanità pubblica nel mondo, che però sembra oggi presentare qualche tipo di criticità, legate per lo più alle richieste di risarcimento danni.

Sono numeri altissimi, ma nel 99% dei casi, i medici sotto inchiesta vengono dichiarati innocenti al termine delle indagini, senza dover neppure affrontare un processo.

Stando ai dati del 2019, le denunce vengono presentate principalmente al Sud e nelle isole (44,5%). Al Nord, la percentuale scende al 32,2 %, mentre al Centro si ferma al 23,2 %.

Dati che non fanno vivere ai medici un sereno esercizio della loro professione: il 78,2 % di loro ritiene di correre un maggiore rischio di procedimenti rispetto al passato, il 68,9 % pensa di avere tre probabilità su dieci di subirne; il 65,4 % avverte una pressione indebita nella pratica quotidiana. Nei tribunali italiani, nel 2022, erano 300 mila le cause pendenti contro medici e strutture sanitarie pubbliche e private.

Un altro allarme lanciato a giugno 2023 ha riguardato la preoccupazione che le professioni sanitarie siano sempre meno attrattive e il numero sempre minore di chirurghi possa essere legato, oltre alle criticità legate all’accesso alla professione e a molte altre problematiche, anche all’incalzante numero di contenziosi e agli stipendi bassi.

Le diverse stagioni dei medici in tribunale

Se vogliamo fare un salto nel passato e guardare alla concezione del medico e delle sue azioni nel corso della storia, possiamo pensare al medico come supremo cultore e cassaforte di sapienza, così inteso dagli anni ’40 ai ’70 quando si pensava che il medico non potesse sbagliare. Subito dopo, si è aperto il cosiddetto “imperialismo della Giurisprudenza” e la “malpractice sanitaria” come ultimo trend che dagli anni ’80 al 2012 ha dominato ogni pronuncia delle nostre giurisdizioni.

Sono, quindi, stati necessari gli interventi legislativi e si è aperta l’era dei decreti e delle leggi con la Balduzzi e successivamente la Gelli-Bianco. Nell’era post-Covid proliferano i contenziosi da covid e le richieste di risarcimento danni per responsabilità della struttura, del professionista sanitario incaricato e da parte dei superstiti dei pazienti.

Le cause per responsabilità medica

Se da una parte sono numerosissime le cause legali intentate per ottenere risarcimento danni per responsabilità medica, non mancano dall’altra parte le aggressioni ai professionisti sanitari e la diffamazione continua nei confronti di medici e personale di strutture ospedaliere. L’attualità, con i dati del 2020, dunque, parla di un totale di oltre 166 milioni di euro, con una media di più di 830 mila euro per struttura sanitaria. Uno studio dell’Istituto Demoskopika basato sui dati del Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici, che ha analizzato il periodo che va dal 1° gennaio al 19 novembre 2020 parla chiaro e il trend sembra essere mantenuto. Il tutto è dovuto anche alle lungaggini processuali che caratterizzano il sistema giudiziario del nostro Paese.

Quale rimedio?

La lungimiranza e il buon senso potrebbero essere i primi rimedi da porre in essere di fronte al proliferare delle azioni legali. Per il paziente o i parenti del paziente e per il medico, i consigli possono essere gli stessi e riguardare il tenere sempre a mente che il nostro SSN, unico nel suo genere, va preservato perché garantisce diritto di cura a tutti, nessuno escluso.

Poi, per mitigare, la voglia di intentare azioni giudiziarie, si potrebbe pensare ad una comunicazione chiara e aperta tra medici, personale sanitario e pazienti per ridurre i malintesi e le incomprensioni. I professionisti della salute dovrebbero essere formati a comunicare in modo efficace con i pazienti, spiegando in modo chiaro i rischi e le responsabilità associate alle procedure mediche. L’implementazione di protocolli di sicurezza per ridurre gli errori medici può contribuire a prevenire situazioni che possono portare alle azioni legali. L’uso di tecnologie avanzate, come sistemi di gestione elettronica delle cartelle cliniche, può aiutare a migliorare la precisione e l’accuratezza dei dati clinici.

I tribunali e i sistemi legali sono spesso congestionati: promuovere la risoluzione alternativa delle controversie come la mediazione o l’arbitrato può ridurre il carico dei tribunali e offrire una soluzione più rapida ed equa per entrambe le parti coinvolte. Inoltre, gli operatori sanitari dovrebbero essere costantemente formati sulle nuove scoperte mediche, sulle linee guida e sulle best practice per ridurre gli errori e migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria. Un personale ben addestrato può ridurre le possibilità di azioni legali.

I professionisti sanitari devono essere tenuti al corrente riguardo alle responsabilità delle proprie azioni e devono operare all’interno di strumenti di governance efficaci. I pazienti devono anche essere informati sui propri diritti e responsabilità, così come sulle procedure per presentare eventuali reclami o incomprensioni.

L’assicurazione sanitaria può aiutare ad affrontare i costi elevati delle azioni legali. Dovrebbe essere incoraggiata l’adozione di una copertura assicurativa per i professionisti sanitari, che oltre ad essere obbligatoria dovrebbe essere stilata ad hoc, in base alle diverse esigenze in modo da garantire una compensazione adeguata in caso di negligenza medica. I costi delle azioni legali possono essere ridotti promuovendo una maggiore efficienza nel processo legale. Ridurre i tempi e le spese associate alle procedure legali può dissuadere i pazienti dal perseguire azioni legali.

È importante notare che queste strategie possono contribuire a prevenire le azioni legali, ma non possono eliminare completamente il rischio. La giustizia e il risarcimento per il danno subito sono diritti fondamentali dei pazienti, pertanto, è essenziale mantenere un equilibrio tra la prevenzione delle azioni legali e la tutela dei diritti dei pazienti.

Di: Cristina Saja

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